Il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sono indagati per mancata tutela della dignità della persona arrestata per il video realizzato in occasione dell'arrivo in Italia dell'ex latitante Cesare Battisti. La procura di Roma ha trasmesso gli atti al tribunale dei ministri chiedendo tuttavia l'archiviazione del provvedimento.
Sulla vicenda all'attenzione dei magistrati di Roma sono arrivati almeno due esposti. Uno è a firma della Camera Penale della Capitale e puntava l'attenzione sul video pubblicato sul profilo Facebook del ministro della Giustizia, in cui sono state riprese le varie fasi dell'arrivo di Battisti comprese le procedure di fotosegnalamento effettuato negli uffici della Questura e quelle relative alle impronte digitali. Nel documento, sottoscritto dall'intero direttivo, si fa riferimento anche a quanto previsto dall'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sul "divieto di trattamenti disumani e degradanti".
Nell'esposto, inviato per conoscenza anche ai Garanti per la privacy e per i diritti dei detenuti, si cita l'articolo 114 del codice di procedura che vieta "la pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero a altro mezzo di coercizione fisica" e l'articolo 42 bis dell'ordinamento penitenziario che prevede che "nelle traduzioni siano adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità".