Intimidazioni, minacce ai figli e richiesta di pagamenti: sono solo alcuni dei soprusi che Giuseppe Piraino, imprenditore palermitano, ha dovuto subire dalla mafia. L’estorsore chiedeva all'uomo il pizzo e gli intimava di fermare i lavori nel proprio cantiere facendo andare via gli operai.
A “Mattino Cinque” Piraino racconta perché ha deciso di ribellarsi: “È meglio denunciare e avere la coscienza pulita piuttosto che non dormire per non aver mai reagito alle minacce”. Una decisione presa in famiglia, con il ruolo della moglie che è stato fondamentale: “La prima volta che gliene ho accennato è stato difficile, ma mi ha fatto un cenno con il capo dicendomi: "Vai" ed era ciò che mi aspettavo: il suo appoggio”.
Così con una telecamera nascosta ha ripreso Luigi Marino, il boss che gli chiedeva il pizzo. “Non si può sempre fare l’associazione Palermo uguale mafia, qui c’è tanta gente perbene che lavora, non possiamo passare per una città criminale per colpa di questi mafiosetti schifosi” racconta Piraino.
Poi l'imprenditore rivolge un appello: “Supplico tutte le persone che sono spaventate e che non denunciano di capire che pagare il pizzo vuol dire affossare questa terra e il futuro dei nostri figli”.
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