Ha forgiato il suono degli anni 80 con canzoni sue come "Video Killed The Radio Star" o producendo alcuni dei dischi più importanti di quel decennio. Adesso Trevor Horn prova a immaginare una nuova versione di 12 dei brani simbolo di quegli anni con "Reimagines - The 80's". "Queste sono canzoni vere, scritte con il cuore - dice a Tgcom24 -. Oggi con i talent spesso i brani sono scritti in batteria dagli stessi team di autori".
Frankie Goes To Hollywood, Propaganda, Yes, Pet Shop Boys, Seal, Spandau Ballet e Robbie Williams. Sono solo alcuni degli innumeravoli artisti con cui il musicista di Sunderland ha lavorato nel corso di una carriera che gli fruttato il titolo di Commendatore dell'Impero Britannico. Ai dischi prodotti bisogna aggiungere i lavori firmati in prima persona, come quelli con i Buggles o gli Art of Noise. Adesso Horn ha chiamato a raccolta alcuni dei cantanti con cui ha collaborato in passato per rileggere 12 classici, che in molti casi ne sono usciti stravolti, non solo per l'impatto dei 60 elementi della Sarm Orchestra. "Dancing In The Dark" di Bruce Springsteen diventa una ballata intima cosi come "Take On Me" degli A-Ah, "Brothers In Arms" dei Dire Straits una marcia celtica, mentre in "Girls On Film" dei Duran Duran è un tripudio di archi ad accompagnare le voci delle All Saints. Un progetto nato per un motivo molto prosaico, che Horn spiega senza nascondersi dietro un dito... "Eravamo alla ricerca di qualcosa che potesse essere molto popolare - spiega -. E’ stata un’idea del mio manager. Stavo facendo molti spettacoli con la mia band di nove elementi. E mi lamentavo perché è una situazione molto costosa da sopportare. Avevo quindi davanti a me due opzioni: ridurre la band a quattro elementi, ma non avevo intenzione di farlo, oppure cercare di guadagnare di più...".
Come avete scelto le canzoni?
Per esempio “Different For Girls” di Joe Jackson, nella versione originale è molto new wave e l’ho immaginata come una canzone per un musical. Il nostro è stato un vero lavoro di immaginazione... Mi sono messo a un tavolino con l’arrangiatore è abbiamo iniziato a immaginare come sarebbero potute essere alcune canzoni se avessero avuto una storia diversa: immagina “Dancing In The Dark” come una ballad o “Girls On FIlm” fatta da un band di ragazze. Oppure pensa se “Brothers In Arms” invece di essere stata scritta da Mark Knopfler fosse stata scritta da Jim Kerr. Ecco, principalmente abbiamo scelto in base alla potenzialità che un brano aveva di essere trasformato in qualcosa di diverso.
Ascoltando l'album colpisce come alcuni pezzi siano stati rivoluzionati, mentre altri sono più vicini al mood originale...
“Dancing In The Dark” per esempio, mi è sempre piaciuta ma non ho mai sopportato il suono della batteria. Qualche anno dopo la sua uscita ho avuto modo di parlare con Bob Clearmountain, che ne curò il missaggio, e mi disse che gli chiesero quel suono perché… volevano copiare i miei dischi. Ho sempre amato il testo, perché è pieno di rabbia. Springsteen aveva un disco finito ma la casa discografica insisteva per avere un singolo forte. E così quando canta “sono stanco di starmene qui a cercare di scrivere un libro”, in realtà voleva dire “sono stanco di stare qui a cercare di scrivere una cazzo di hit per un album che ho finito mesi fa!”. Altre canzoni hanno lo stesso tempo ma cambia tutto il resto. “Girls On Film” per esempio, dove è tutto fatto con gli archi mentre l’originale è basata su un riff di chitarra.
Anche le voci sono molto eterogenne: a cantanti legati a filo doppio agli 80's, come Jim Kerr o Tony Hadley, se ne affiancano altri distantissimi, come Matt Cardle, che ha vinto X Factor nel 2010.
Non volevo cantanti per forza di cose legati a quell'epoca, ma voci giuste per quello che avevo in mente. Robbie Williams è stato perfetto per "Everybody Wants To Rule The World", la parte che funziona meno di quel brano è il finale dove canto io... Steve Hogarth dei Marillion, invece, mi aveva proposto di cantare “Ashes To Ashes” e ne aveva fatto anche una versione. Ma poi Seal ha voluto fare a tutti i costi quel pezzo e così Steve ha poi cantato “Different For Girls”, che ha suggerito lui, mentre io inizialmente avevo pensato a “Steppin’ Out”. “Dancing In The Dark” inizialmente era stata cantata da Rumer, che poi invece ha fatto “Slave To The Rhythm”.
Qual è la caratteristica che unisce tutti questi pezzi?
Sono canzoni che sono state scritte con il cuore. Credo che uno dei problemi odierni sia il fatto che con questi talent show molte canzoni sono appaltate ai medesimi team di autori, che scrivono secondo regole precise, come fossero in un’ottica industriale. Ma il pop non è questo. Il pop è qualcosa strettamente legato al comunicare qualcosa, deve venire dal cuore.
Gli anni 80 sono stati a lungo massacrati dalla critica, considerati un periodo "buio", salvo venire rivalutati di recente. Quali sono le cose da salvare di quegli anni?
Credo ci sia stata molta musica eccezionale negli anni 80, penso ai gruppi come i Police, gli U2 o i Red Hot Chili Peppers. E' vero che molta gente che è emersa in quegli anni inizialmente non sapeva suonare. Non aveva una grande gavetta live alle spalle. Nei dischi c’erano sequencer e drum machine ma poi dal vivo non andavano a tempo. Poi con gli anni hanno imparato. Inoltre c’è stata una rivoluzione sonora. Pensa che arrivavamo dagli anni 70 e prova a comparare i Led Zeppelin e gli Human League: erano entrambi gruppi ma erano mondi diversissimi. A me piacevano entrambi ma molti non erano pronti per gli Human League. Mentre oggi li rivalutano.
Ha citato tre gruppi che non erano esattamente pop... cosa pensa del pop di quegli anni?
Il pop ha sempre avuto una storia difficile. E’ l’unico genere in continuo movimento. Il blues, il jazz e anche il rock, in qualche modo sono sempre uguali a loro stessi. Hanno un linguaggio definito. Il pop invece si nutre di influenze disparate. Guarda l’r’n’b americano oggi: è affascinante come ‘rubi’ da tutte le parti. Non dico che tutto il pop sia così, ma lo è quello che preferisco. Il pop negli anni 80 è stato molto più eccitante, ricco di potenzialità rispetto a quello di altri periodi.
La sua carriera si è sviluppata su diversi fronti: cantante, autore, musicista e produttore. In cosa pensa di avere ottenuto il meglio?
Credo di essere stato un produttore molto migliore di quanto non sia stato un cantante o un musicista. E ho avuto molte soddisfazione dall’attività produttiva. Ma oggi non potrei più spendere tutto il tempo che ho passato in studio producendo musica. Adesso mi diverto a suonare, mi piace l’aspetto sociale di essere in contatto con la gente. Però ci tengo a fare cose belle, non mi interessa essere su un palco a suonare delle schifezze o a suonare male. I concerti dal vivo dal mio punto di vista possono essere molto deludenti. Io faccio di tutto per portare alla gente un’esperienza musicale diversa.
Cosa non le piace delle esecuzioni dal vivo?
Quando vai a sentire un concerto, e ci sono sei persone che suonano, quello che senti è completamente diverso da quello hai sentito su disco. Molti dischi pop sono realizzati con il contributo di molte persone. Ho fatto il calcolo che se volessi suonare “Video Killed The Radio Star” esattamente come suona nella versione in studio dovremmo essere sul palco in 24. Se ci pensi negli anni 30 e 40 non era nulla di strano, le big band suonavano in concerto e dal vivo nella stessa formazione. E vorrei avvicinarmi a quello: suonare con i giusti musicisti è molto diverso dal farlo con delle basi pre-registrate. C’è più dinamica, flow e più cuore, e tutto diventa più emozionante.
LA TRACKLIST DELL'ALBUM:
Everybody Wants To Rule The World - ft. Robbie Williams
Dancing In The Dark - ft. Gabrielle Aplin
Ashes To Ashes - ft. Seal
Girls On Film - ft. Girls Aloud
The Power Of Love - ft. Matt Cardle
Brothers In Arms - ft. Jim Kerr
Different For Girls - ft Steve Hogarth
Slave To The Rhythm - ft. Rumer
What’s Love Got To Do With It - ft. Tony Hadley
Owner Of A Lonely Heart
Take On Me
Blue Monday - ft. Jimmy Wood