Caso Vannini, gli avvocati dei Ciontoli: "Dell'omicidio volontario va dimostrata la volontarietà"
A "Quarto Grado" intervista esclusiva ad Andrea Miroli e Pietro Messina: "Antonio non voleva che Marco morisse"
"Per poter parlare di omicidio volontario a qualsiasi titolo deve esserci la volontà,
va dimostrata la volontà". A parlare in esclusiva ai microfoni di
"Quarto Grado" sono gli avvocati della famiglia
Ciontoli e in particolar modo di
Antonio, accusato della morte di
Marco Vannini, il 21enne ucciso il 18 maggio 2015, quando era fidanzato con la figlia dell'uomo, Martina.
Nel corso della trasmissione di
Rete 4, i legali Andrea Miroli e Pietro Messina hanno commentato la riduzione della pena dai 14 anni a cui Antonio era stato condannato in primo grado ai
5 anni in secondo grado: "La Corte d'Assise d'Appello ha applicato il massimo della pena per l'omicidio colposo - spiegano gli avvocati - Che poi qualcuno possa dire che vi è sproporzione tra la tragicità del fatto e la pena applicata, questa è una valutazione che non può essere additata ai magistrati. Noi comprendiamo benissimo il dolore della famiglia Vannini, tuttavia in uno Stato di diritto è giusto che vengano applicate le regole".
E quando ai difensori della famiglia Ciontoli viene chiesto se Antonio dovesse essere assolto, rispondono: "Assolto in questi termini, assolutamente no. Anche lui l'ha detto: si è assunto la responsabilità di quello che è accaduto e cioè la morte del ragazzo. Ma ha sempre proclamato la sua indisponibilità ad accettare che lui volesse effettivamente che Marco morisse".
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