Due bombe sono state fatte esplodere davanti ad una cattedrale nelle Filippine, sull'isola di Jolo, uccidendo almeno 20 persone e ferendone 110. L'attentato, avvenuto quando nella chiesa si stava svolgendo la messa domenicale, arriva a meno di una settimana dal referendum che ha sancito la creazione di una provincia autonoma a maggioranza musulmana nel sud. L'Isis ha rivendicato l'attentato.
Lo Stato islamico afferma di aver ucciso 40 persone, tra cui 7 ufficiali delle forze di sicurezza, e di averne ferite altre 80. L'Isis (nelle Filippine l'organizzazione ad esso affiliata è Abu Sayyaf) parla di due kamikaze che si sono fatti esplodere.
Secondo il bilancio ufficiale le vittime sono invece venti morti e oltre 110 feriti. Nell'attentato sarebbero deceduti 15 civili e 5 soldati.
La dinamica dell'attacco - La prima bomba è scoppiata sulla porta della cattedrale di Jolo. L'esplosione è stata seguita da un'altra all'esterno dell'edificio, avvenuta quando già le forze governative stavano rispondendo all'attacco.
Meno di una settimana fa l'accordo per l'autonomia della minoranza musulmana - L'attacco arriva a meno di una settimana dall'ottenimento da parte della minoranza musulmana, in un Paese a maggioranza cattolica, di una speciale autonomia: l'intesa è stata siglata nella speranza di porre fine a un conflitto in atto da 50 anni e in cui sono morte circa 150mila persone. Nonostante la maggioranza dei musulmani residenti nella zona abbiano approvato l'accordo per l'autonomia, quelli della provincia di Sulu, dove si trova Jolo, lo hanno respinto. L'isola di Jolo è stata a lungo scossa dalla presenza dei militanti di Abu Sayyaf, nella lista nera degli Stati Uniti e delle Filippine come organizzazione terrorista dopo anni di attentati, rapimenti e decapitazioni.