Salvini a processo, i dubbi del M5s sul voto: "Se diciamo sì lui farà il martire"
Entro fine febbraio la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato dovrà esprimersi ma si affaccia la tentazione di dire no per evitare che il capo leghista possa "sfruttare" a suo favore questo processo
La Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato si riunirà mercoledì 30 gennaio per iniziare l'esame della domanda di autorizzazione a procedere inviata dalla Procura della Repubblica al Tribunale di Catania nei confronti di Matteo Salvini, in qualità di ministro dell’Interno, per il caso Diciotti. Entro fine febbraio un responso dovrà arrivare e anche se l'esito a favore dei sì, numeri alla mano, sembra essere scontato si affaccia la tentazione di dire no per evitare che il capo leghista possa "sfruttare" a suo favore questo processo e "immolarsi" a martire. Un dubbio che in queste ora sta attanagliando soprattutto il M5s, più per un calcolo elettorale che per un discorso di principio.
La linea del gruppo infatti è coerente ed è
intenzionato a negare qualunque immunità (del resto lo ha fatto anche per i suoi Paola Taverna e Mario Giarrusso), ma il punto è: "Se il Senato autorizza il processo - si chiede un esponente dei Cinquestelle - Salvini farà una campagna elettorale da martire e non potrà che uscirne vincitore. Me se lo salviamo i nostri ce la faranno pagare". Un ragionamento che non fa un piega. Dal canto suo Matteo Salvini ha già fatto sapere di essere pronto al processo: "Non ho bisogno di protezione, altri chiedevano l' immunità perché rubavano, io invece ho applicato la legge da ministro", ha ha detto il vicepremier.
Ma l' esito della decisione della giunta, presieduta da Maurizio Gasparri (FI), non dipende dalla volontà di Salvini. I quattro leghisti in giunta (Luigi Augussori, Emanuele Pellegrini, Simone Pillon e Donatella Tesei) ovviamente voteranno no. A loro si aggiungono anche i tre senatori di Forza Italia (Lucio Malan, Fiammetta Modena e Adruano Paroli) e probabilmente Alberto Balboni di Fratelli d'Italia.
Per il sì ci sono Pietro Grasso (Leu) e Gregorio de Falco (passato al Misto) e i quattro commissari del Pd (Giuseppe Cucca, Anna Rossomando, Francesco Bonifazi e Nadia Ginetti). Mercoledì il presidente Gasparri farà la sua relazione. Poi Salvini avrà poco tempo per essere ascoltato o per inviare una memoria.
Entro 30 giorni il voto in giunta. Alla conta, i no sicuri sarebbero otto (Lega, FI, FdI) più il senatore della Svp Meinhard Durnwalder in bilico, mentre il presidente di FI non dovrebbe votare. I sì sicuri (ammesso che il Pd sia unito) sarebbero sei, con Grasso e De Falco.
A loro si aggiungerebbero i sette del M5s (Grazia D'Angelo, Mattia Crucioli, Elvira Evangelista, Agnese Gallicchio, Alessandra Ricciardi e Francesco Urraro capitanati da Mario Giarrusso): così
i favorevoli sarebbero 13 e i contrari nove. Ma il risultato non è così scontato, come ha confidato anche la "dissidente" del M5s, Elena Fattori: "Noi siamo sempre stati contrari all'immunità, ma ora molti principi sono sbiaditi. Credo che ci sarà una sceneggiata in cui Salvini chiederà ai senatori di farsi processare. E loro lo salveranno".
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