DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE UE

Delitto di Perugia, Raffaele Sollecito: "Io e Amanda trattati da mafiosi"

L'ingegnere informatico parla dopo la sentenza della Corte Ue che ha condannato l'Italia a versare 18.400 euro ad Amanda per violazione del suo diritto alla difesa

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"Nel mio caso non ci fu violenza in termini fisici, ma ho sempre sottolineato la violenza psicologica insensata: siamo stati più di dieci ore di notte in Questura, tenuti come dei mafiosi che cercavano di sfuggire alle loro responsabilità. In realtà stavano facendo un buco nell'acqua". Lo ha affermato Raffaele Sollecito, assolto in via definitiva con Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Le sue dichiarazioni arrivano all'indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha condannato l'Italia a versare 18.400 euro ad Amanda per violazione del suo diritto alla difesa.

Sul fatto che, tuttavia, secondo la Corte non c'è nessuna prova dei trattamenti inumani dei quali si era lamentata Knox, Raffaele Sollecito osserva: "Dimostrare che ci siano stati maltrattamenti in Questura è difficile. Io su questo non posso dire niente, quando fui interrogato Amanda era lontana da me". Amanda Knox è stata "spaventata da investigatori che non hanno saputo fare il loro dovere e che si sono innamorati di una teoria che non aveva riscontri nella realtà"."Per me questo è un grandissimo punto fermo e tiro un sospiro di sollievo - aggiunge -. Sono felice di andare a testa alta riguardo a una vicenda che ha infangato il nome mio e della mia famiglia".

Fa sempre l'ingegnere informatico e da un mesetto si è trasferito in Francia, racconta. "Vivo in Francia, mi sono trasferito qui per lavoro, ho avuto un'opportunità e mi sono trasferito". Sollecito, che avrebbe dovuto discutere la tesi pochi giorni dopo l'arresto, si laureò nel 2008 mentre era detenuto nel carcere perugino di Capanne. Nel 2014 conseguì poi la laurea specialistica in ingegneria informatica all'università di Verona. Assolto definitivamente dalla Cassazione, aveva poi intrapreso alcuni progetti come la creazione di una start up, "Be on memories", dedicata alla commemorazione dei defunti che, aveva spiegato, era nata dal ricordo della madre.

"La start up è ancora attiva", riferisce l'ingegnere spiegando che la decisione di andare in Francia non c'entra nulla con la voglia di scappare dalle conseguenze della drammatica vicenda legata al delitto di Meredith. "Ormai le mie immagini non vanno in onda molto spesso, neppure in Italia mi riconoscono spesso per strada - afferma - Quando ho a che fare con le persone, c'è chi ha seguito di più il processo ed è più empatico e chi continua ad avere dubbi e pregiudizi". Con Amanda Knox i contatti non si sono interrotti: "Ci parliamo e sentiamo per messaggio", conclude.