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Fedez: "Chiara e la musica sono la mia terapia ad ansie e paure"

Il cantante racconta a Tgcom24 il nuovo album "Paranoia Airlines" che esce venerdì 25 gennaio

di Santo Pirrotta

In "Paranoia Airlines" non poteva mancare una dose di bipolarità. Ma per Fedez stavolta l'album, che esce il 25 gennaio, è stato terapeutico. I social e la sovraesposizione lo hanno portato a una sorta di autoanalisi. Di certo, come racconta a Tgcom24, lo hanno aiutato l'amore per il figlio Leone e Chiara Ferragni. Il risultato sono 16 brani (con Zara Larsson, LpTrippie Redd, Tedua, Emis KillaDPG e Annalisa) in cui il fil rouge sono le paure da sviscerare.

Federico, che album è?
Un album che sperimenta su alcuni tipi di sonorità e sulla voce, è un disco senza molti compromessi, fatto con la reale urgenza di scrivere, senza pensare troppo alle conseguenze, alle logiche di mercato, è un lusso che mi è stato concesso dopo anni prolifici, ho pensato al gusto di fare quello che volevo fare.

Il giudizio degli altri non lo senti più così forte?
Il giudizio arriva univoco e universale su tutti i fronti, non solo per la musica e ha ancora il suo peso. Mi sentivo di fare così e l'ho fatto.

Cosa è cambiato? Torni solista, ti sei sposato, sei papà...
Sicuramente non sono un bravo recensore della musica in generale. Venivo da dischi miei personali, solisti, dove c'era un forte senso civico, più che politico. Ovviamente ripetersi non è mai bello.

In una canzone dici 'ho lasciato il sogno sulla 91' (linea di bus milanese, ndr) cosa è rimasto di quel ragazzo?
Tante sfumature della nostra infanzia ce le portiamo avanti nel tempo. E' rimasto tutto. Cambiare è inevitabile ed è giusto, ma il subconscio è insito in noi.

Le collaborazioni come sono nate?
Quasi tutte in studio, molto spontaneamente. Con Annalisa, con la quale collaboro per la prima volta, è stato tutto molto spontaneo e poco macchinoso. Come con Lp, ha sentito il brano a Los Angeles e ha voluto scrivere una strofa...

E' un album concepito come album, con pochi singoli, qual è il fil rouge?
I miei album hanno sempre una dose di bipolarità, questo forse un po' meno degli altri. Ha comunque delle cose varie, alcune cose hanno un fil rouge, altre sono degli exploit veri e propri.

© instagram

In "Tvtb" la Dark Polo Gang ti ha completamente inghiottito... 
La sperimentazione che c'è dietro appartiene a un sottogenere che viene dall'America e che non viene molto considerato neanche lì. E' molto distante dalla trap canonica. Li ho lasciati fare. Sono consapevole che la traccia andrà incontro a tante critiche, ma la mia risposta è che loro esasperano talmente tanto il concetto sessista e maschilista da renderlo macchiettistico.

Un brano a cui sei legato?
Mi affeziono e mi disaffeziono, questa è la selezione che ho deciso di mettere nel disco, quelli più rappresentativi del mio processo creativo di questo anno e mezzo. Sono legato a tutti e nessuno.

Ci sono alcuni brani che parlano di droghe, cosa pensi di Sfera Ebbasta indagato? 
Le mie sono frasi metaforiche. Quanto a Sfera sono tutte cazzate, polemiche facili, non penso che la libertà di nessuno sia minata.

Il titolo come lo hai scelto?
Non sono un bravo selezionatore di titoli. Quando ho scritto Paranoia Airlines mi sembrava che calzasse a pennello con il periodo che stavo vivendo e su come è nato questo disco.

A proposito di paranoie, come l'amore per Chiara e Leone ti aiutano a superarle?
Tanto. Quando ci siamo conosciuti venivamo da due mondi diversi, siamo due persone che dal nulla si sono creati un futuro. Ci siamo confrontati spesso, il nostro vivere insieme ha portato a tanti cambiamenti per entrambi. Da un punto di vista pragmatico ed esistenziale ci siamo aiutati molto e abbiamo preso il buono ognuno dall'altro. E' tutt'ora fondamentale per me.

Non c'è una canzone per Chiara...
Le ho dedicato già un brano. Ma lei c'è in molte canzoni. Ha influito eccome in questo album, quando lo stavo scrivendo lei era incinta. E' sempre positiva, vede il bicchiere mezzo pieno, a differenza mia. Mi ha aiutato tantissimo. Chiara mi ha cambiato.

Cosa pensi del rap molto presente a Sanremo? E' vero che ci vai come ospite? 
Ogni anno, da cinque anni a questa parte dicono che è l'anno del rap. Ormai è ordinaria amministrazione. Non so neanche chi partecipa. Non sono un bacchettone, ognuno può fare quello che vuole. Quanto alla mia presunta presenza ti dico che no, non ci sarò. Un po' di anni fa ho accompagnato Fragola e mi sono immaginato lì... Non ce la farei. Il mio punto debole è la paura di cantare in tv. La verità è che mi cago sotto.