"Vi parlo come una nonna, sono qui per raccontarvi come un giorno sono stata espulsa dalla scuola quando avevo 8 anni per la sola colpa di essere nata. Per la colpa di essere ebrea. Anch'io sono stata una clandestina nella terra di nessuno e sono stata una richiedente asilo. L'ufficiale svizzero mi disse che non era vero che in Italia c'era la guerra e ci rimandò indietro". A parlare è Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e senatrice a vita. Nella ricorrenza del XIX Giorno della memoria, l’88enne ha incontrato gli studenti delle scuole milanesi alla Scala di Milano.
Ricordando la sua marcia nella neve attraverso i boschi del Varesotto, Segre ha paragonato i contrabbandieri "che si sono fatti le ville portando disperati" agli "scafisti di oggi". La senatrice a vita ha poi esortato i numerosissimi liceali a essere coraggiosi, "a trovare la sera un momento di silenzio per riflettere su quel che è stato, a leggere Primo Levi, capace di descrivere senza retorica l'orrore. Io sono stata un numero, privata del nome, ridotta a un pezzo, bastonata e presa a calci pugni e sberle, senza possibilità di capire perché. Su 605 persone partite e deportate con me da Milano, solo 30 donne vennero mandate al lavoro invece che alle camere a gas. Su 775 bambini sotto i 14 anni deportati ad Auschwitz, solo 25 sono sopravvissuti. Ma ancora oggi i negazionisti trovano la strada libera per dire che non c'è stato nessuno sterminio".
Particolarmente commovente, infine, il ricordo che Segre ha tracciato della "marcia della morte" verso la Germania di fine gennaio 1945 in seguito all'evacuazione del campo di Auschwitz Birkenau e il suo racconto dello "spuntare dei primi fili verdi di erba nei campi e dell'arrivo dei primi germogli in quella primavera che anticipò la liberazione di tutti noi".