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Resident Evil 2 è tornato, e fa più paura di prima

A vent’anni dall’originale Capcom pubblica una nuova versione del suo capolavoro, completamente riprogettata per soddisfare i gusti di oggi

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Per chi oggi è ragazzo giocare a Resident Evil 2 equivale a sprofondare in un incubo senza fine, ma per chi lo era negli anni '90 significa prima di tutto certificare, impietosamente, il proprio invecchiamento. È come tornare di colpo a una stagione della vita che pareva definitivamente sprangata dietro a un cancello, a un momento storico in cui il genere horror era, tutto sommato, ancora minoritario, a un modo di concepire e strutturare i videogiochi ormai relegato in un cassetto della memoria.

Ma la forza di questo titolo - che reinterpreta in chiave moderna l’originale del 1998, una pietra miliare di quel decennio - è tale da andare oltre ogni questione anagrafica e sta tutta nell’atmosfera tesa come una corda di violino, in grado di spaventare a morte chiunque, matricole e cultori della serie in eguale misura.

Certo, solo gli intenditori, man mano che tenteranno, disperatamente, di uscire vivi da Raccoon City - teatro degli eventi narrati nel secondo capitolo della saga - saranno assaliti da quella singolare sensazione di familiarità mista a disorientamento su cui fa leva costantemente questo titolo. Tutto in Resident Evil 2 ha un fascino arcaico e contemporaneo allo stesso tempo: numerose ambientazioni conservano la cifra stilistica di vent'anni fa, ma l'architettura delle aree esplorabili è stata, sia pure con riverente rispetto della materia trattata, completamente ricostruita sulle fondamenta allora gettate, con l'obiettivo di svecchiarne l'aspetto e ampliarne l'estensione. "Il titolo è chiaramente basato sulla versione originale, ma lo abbiamo completamente rinnovato", ha dichiarato recentemente Kazunori Kadoi, il direttore dell’opera. "Non è un semplice remake: è una reinvenzione dell'opera di base".

Per avere un’idea delle conseguenze di questo approccio e senza rivelare alcunché sulle numerose sorprese che il gioco riserva, basti pensare alle prime battute della trama. Nel settembre del 1998 a Raccoon City scoppia un’epidemia che trasforma gli esseri viventi in morti che camminano o in altre aberrazioni. Leon S. Kennedy, atteso al comando di polizia per prendere ufficialmente servizio, riesce a salvare per un soffio la vita di Claire Redfield, sorella dell’eroe del capostipite della serie, ora inspiegabilmente scomparso nel nulla. Esattamente come nella sceneggiatura madre l’incontro tra i protagonisti è frutto del caso, ma non avviene, come all’epoca, in un ristorante di Raccoon City infestato da zombie, bensì in un distributore di benzina appena fuori città, apparentemente abbandonato.

Ancora, la centrale di polizia ospita come sempre la parte iniziale dell'avventura, ma dell'edificio di un tempo è rimasta giusto la direzione artistica. La planimetria, la conformazione, la sequenza delle stanze, così come la tipologia di enigmi da risolvere e la collocazione degli oggetti da raccogliere, poco o nulla ha da spartire con la produzione dell’epoca. Lo stesso discorso può essere esteso allo spezzone nelle fogne, ben più insidiose, putrescenti e intricate di allora. Persino la quantità e il posizionamento di boss e nemici è stato stravolto: ci limitiamo ad anticiparvi che farete la conoscenza di qualcuno - nemmeno sotto tortura vi riveleremo chi - molto grosso (e cattivo) ben prima del previsto. Completano il quadro intere sezioni mai viste prima che integrano e impreziosiscono l’esperienza complessiva: ad esempio, quella all'interno dell'orfanotrofio nei panni di Sherry ve la ricorderete per un bel pezzo. Tenete infine presente che Leon e Claire sono controllabili separatamente in altrettante avventure, caratterizzate da numerose differenze. Una volta arrivati ai titoli di coda con uno dei due, sarà possibile scoprire cosa nel frattempo stesse facendo l’altro protagonista, avviando la campagna complementare.

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In parallelo gli sviluppatori hanno ristrutturato da cima a fondo le meccaniche di gioco e il sistema di combattimento. Resident Evil 2 era e resta in terza persona, ma la telecamera è stata spostata immediatamente alle spalle del personaggio per limitare il campo visivo e accentuare il senso di soffocamento, di oppressione. Vi accorgerete così, sulla vostra pelle, di come qualsiasi creatura, ben più che in passato, possa letteralmente rialzarsi o spuntar fuori dal nulla. Sbarazzarsi degli aggressori non sarà mai una passeggiata: gli zombie incassano un’insopportabile quantità di proiettili prima di crollare al tappeto e, quanto all’opzione fuga, i due sventurati protagonisti non sono esattamente dei centometristi. Mirare bene poi richiede sangue freddo, i morti viventi barcollano come alcolizzati, sprecare preziosissime munizioni è un attimo. E non pensate di cavarvela con il classico trucchetto di sparare alle ginocchia della vittima facendola stramazzare a terra, per roversciarle addosso una scarica di coltellate: la lama dopo un po’ si deteriora e i fendenti vanno elargiti con parsimonia. Ne consegue che già a livello di difficoltà normale, anche per i fan di vecchia data, Resident Evil 2 si rivela un osso durissimo.

Tra le pagine di questo ferale bollettino spunta anche qualche buona nuova: è possibile rallentare gli zombie puntandogli la torcia in faccia e, soprattutto, ci si può liberare dagli abbracci mortali del nemico premendo, al momento opportuno, il tasto per sfoderare il coltello - ammesso ne abbiate ancora uno, che poi dovrete ricordarvi di estrarre dal cadavere - oppure lasciare cadere una granata. La gestione dell’inventario inoltre è intuitiva: cambiare arma, accedere alla mappa e ai documenti raccolti in giro è questione di un amen. In aggiunta alle classiche macchine da scrivere che consentono di salvare la partita quando si vuole, gli sviluppatori hanno previsto un sistema di checkpoint prima dei momenti più impegnativi, risparmiando massicce dosi di frustrazione. Chi, infine, volesse farsi del male, apprenderà con soddisfazione che nella modalità più difficile tornano col contagocce i cari, odiatissimi, nastri di inchiostro per registrare i progressi. Auguri.

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Da un punto di vista tecnico Resident Evil 2 è, di gran lunga, il miglior capitolo della serie e, più in generale, uno dei giochi più belli da vedere che ci siano capitati in questa generazione. Il sistema di illuminazione esalta ogni superficie, la grafica luccica in tutto il suo fulgore e l’azione, anche nelle fasi più concitate, fila sempre a meraviglia. Personaggi e mostri sono modellati alla perfezione, con una pesantezza che esalta la sensazione di fisicità, percepibile anche nel campionario di mutilazioni e di smembramenti. Il livello di dettaglio merita un inchino: ogni area trabocca, baroccamente, di particolari, oggetti di uso comune, cartacce, rifiuti, lamiere e ogni altro genere di rifiniture, al punto che diventa impossibile procedere senza ritrovarsi ad ammirare tanta ricchezza visiva. Le animazioni, specie quelle facciali, convincono senza riserve, anche se la corsa dei protagonisti resta sempre un po’ legnosa. Il comparto audio poi è quanto di più agghiacciante il genere possa offrire: l’inquietante colonna sonora fa da sfondo ai combattimenti, per il resto regna il silenzio, rotto ogni tanto da un tonfo di passi, un lamento lontano, un vetro infranto.

Viene dunque da chiedersi dove stiano le magagne di Resident Evil 2. Nei mesi scorsi gli autori hanno dichiarato a più riprese di aver voluto imprimere, rispetto al gioco originale, un taglio più adulto e maturo alla narrazione. Riteniamo che siano riusciti nell’intento solo in parte: complice la buona fattura dei dialoghi (e del doppiaggio), la storia è senz’altro più godibile, ciononostante i personaggi tendono ancora alla grana grossa e difettano di profondità. Chi si attendeva un’evoluzione del racconto verso livelli di credibilità, spessore umano e introspezione stile The Last of Us, rimarrà deluso. L’altro problema - che affligge da sempre un po’ tutta la saga - sta negli scenari: in Resident Evil 2 paiono dei quadri antichi, tanto splendidi da vedere quanto statici, intoccabili. Il grado di interattività ambientale è ridotto al minimo sindacale. Ci piacerebbe, per il futuro, poter sopravvivere sfruttando maggiormente il contesto a nostro vantaggio, usando più la materia grigia, piuttosto che scegliere (quasi) solo tra la pistola o la fuga.

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Tutto ciò, beninteso, non scalfisce gli indiscutibili meriti di questo titolo che, a nostro parere - insieme al "fratello" Resident Evil 7 - vince a mani basse la palma d’oro di miglior horror oggi in circolazione. Il trionfo di Capcom sta nell’aver trasformato un vecchio capolavoro in un nuovo capolavoro, adatto a chiunque. Tranne ai deboli di cuore, ovviamente.


Come lo abbiamo giocato

Abbiamo provato Resident Evil 2 grazie a un codice per il download fornito dal distributore. La prova è avvenuta collegando PS4 Pro a un televisore LG da 60 pollici in Ultra-HD 4K, ma il titolo è disponibile anche per Xbox One e PC. Per terminare la campagna la prima volta abbiamo impiegato tredici ore, poi abbiamo cominciato la storia a essa complementare e, per arrivare in fondo, ne sono bastate circa otto.


Può piacere a chi…
… ama l’horror che riesce a spaventare davvero
… è un fan della serie e non si è mai perso un episodio
… ha apprezzato Resident Evil 7 e vuole (ri)scoprire uno dei capitoli più riusciti della saga

Potrebbe deludere chi…
… preferisce videogiochi poco impegnativi
… ha gli incubi dopo aver guardato un film horror
… non ha mai amato particolarmente la saga Resident Evil

Resident Evil 2 è un gioco consigliato a un pubblico di età non inferiore ai 18 anni.

 

 

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