Tunisino morto durante il fermo, Salvini: "Gli agenti dovevano offrire cappuccio e brioche?" | Il dolore e la rabbia delle famiglie Uva, Cucchi e Aldrovandi
Il capo della polizia Gabrielli: "Se qualcuno ha sbagliato pagherà per un giusto processo e non per le farneticazioni del tribuno di turno"
"Se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento ditemi voi cosa dovrebbero fare? Rispondere con cappuccio e brioche? ". Così Matteo Salvini torna sul caso del tunisino morto giovedì a Empoli durante un fermo della polizia. Sul tema si è espressa anche Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto dopo essere stato portato in caserma a Varese nel 2008: "Questo è il metodo delle forze dell'ordine. Con l'appoggio di Salvini, ora, hanno la licenza di uccidere".
Uva, precisando di non "avercela con le forze dell'ordine" ma con chi "abusa della divisa che indossa a scapito dei più deboli", ha aggiunto che "siamo in un tritacarne", riferendosi a tutti i parenti delle vittime di casi analoghi. In attesa che la Cassazione fissi il processo (e nella speranza che i giudici ribaltino la sentenza con cui in primo grado e in secondo grado sono stati assolti i due carabinieri e i sei poliziotti imputati per la morte del fratello), Lucia Uva ha spiegato che "se prima noi dovevamo fare le indagini, scoprire quel che era realmente accaduto e poi presentarci in Tribunale, ora con Salvini cosa ci possiamo aspettare?". "Noi - ha proseguito - parenti di persone morte come questo ragazzo tunisino, come
Stefano Cucchi, come Michele Ferrulli (il manovale deceduto per arresto cardiaco il 30 giugno 2011 a Milano, mentre gli uomini delle Volanti lo stavano ammanettando a terra,
ndr) finiremo in un calderone di ingiustizia".
Le reazioni - "Io rispetto le vittime e i loro familiari, chiedo che analogo rispetto sia riferito a uomini e donne che lavorano per riaffermare le legalità. Se qualcuno ha sbagliato pagherà per un giusto processo e non per le farneticazioni del tribuno di turno", ha affermato in merito
il capo della polizia, Franco Gabrielli.
"Sono preoccupata, si tratta di vicende tutte uguali. Quello che avviene un istante dopo la notizia di vicende come queste avviene sempre con le stesse dinamiche e meccanismi. Nessuno mette in discussione l'abilità e l'operato della parte perbene delle forze dell'ordine. Resta il fatto che di fronte a simili accadimenti assistiamo a prese di posizione preventive". È invece il commento di
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra detenuto morto all'ospedale Pertini di Roma. "All'indomani della morte di mio fratello - spiega Cucchi -, l'allora ministro La Russa dichiarava davanti alle telecamere di non saperne nulla ma di essere certo dell'onorabilità dei carabinieri. Oggi invece sappiamo che non era così. E oggi Salvini interviene e fa il giudice. Non abbiamo fatto passi in avanti: sarebbe bene aspettare di capire meglio prima di assumere posizioni. Intanto diamo sostegno, abbraccio e condoglianze alla famiglia". Anche l'associazione
"Stefano Cucchi Onlus" ha espresso solidarietà alla famiglia del tunisino morto, aggiungendo: "Non capiamo queste prese di posizione preventive da parte dei rappresentanti delle istituzioni e per questo siamo preoccupati".
"Ormai abbiamo commentato moltissime volte e continua a ripetersi la tragedia. Troppi morti, sto perdendo le speranze. Non saprei che altro dire", ha dichiarato
la madre di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti. Federico morì nel 2005 a Ferrara, durante un violento controllo di polizia di notte in un giardino pubblico. Quattro agenti furono condannati in via definitiva per eccesso colposo in omicidio colposo. Moretti ha detto anche di non aver sentito le parole del ministro Salvini, e di non volerle commentare.
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