"VINCONO I DUBBI PIU' CHE LE CERTEZZE"

Sanremo 2019: l'ascolto in anteprima delle 24 canzoni in gara, tra amore, denuncia sociale e qualche sorpresa

Tgcom24 ha partecipato all'audizione dei brani del prossimo Festival. Ecco le nostre impressioni

di Massimo Longoni

© ansa

Sono state presentate a Milano alla stampa le 24 canzoni che si contenderanno la vittoria del 69° Festival di Sanremo, che si terrà dal 5 al 9 febbraio. Il direttore artistico Claudio Baglioni ha detto di aver cercato "la vitalità, la bizzarria e un effetto di bellezza". Sicuramente rispetto ad anni precedenti si nota più la sua mano nella scelta di brani molto poco sanremesi, con una varietà molto ampia di generi.

L'impressione complessiva è quella di un livello medio salito rispetto al passato, ma allo stesso tempo (almeno al primo ascolto) della mancanza di picchi sia in alto che in basso (per dire, a differenza degli anni scorsi nessun brano ha strappato un applauso). Se alla vigilia molti davano per vincitore annunciato Ultimo, alla prova del primo ascolto la contesa sembra molto più aperta. Nei testi, a livello generale, domina come sempre l'amore, ma spesso con un punto di vista originale. E molto spazio c'è anche per l'analisi politica e sociale del momento che stiamo vivendo, senza che ci sia però un testo apertamente schierato tanto da provocare qualche polemica.

Nel complesso, come ha sottolineato Baglioni, nelle liriche della canzoni "prevalgono i dubbi più che le certezze". Sicuramente Baglioni, rispetto all'anno scorso, pare aver osato di più in alcune scelte: più di una canzone si allontana dalla classica struttura strofa-ritornello e in alcuni casi i testi sono veramente lunghi e complicati da memorizzare. Inoltre sembra evidente che l'attenzione a eventuali passaggi radiofonici non sia stata esattamente la stella polare della commissione che ha scelto i pezzi in gara. 

Ecco quindi, brano per brano, le nostre impressioni. Con un'avvertenza: il primo ascolto di qualunque brano è per forza di cose parziale e, spesso, fuorviante. Tanto più che nel caso sanremese un peso importante ce l'hanno gli arrangiamenti con l'orchestra e la resa televisiva dell'esibizione. Pertanto mettiamo le mani avanti: tra 15 giorni le nostre impressioni potrebbero essere completamente diverse.

NEK - Mi farò trovare pronto
Filippo Neviani prosegue sulla scia dell'elettropop che gli ha permesso di tornare in auge da "Fatti avanti amore" di Sanremo 2015, rinnovando la sua collaborazione con Luca Chiaravalli. Una canzone uptempo, sulla difficoltà dell'essere all'altezza dell'amore. Forse una di quelle con il maggiore appeal radiofonico.

NINO D'ANGELO E LIVIO CORI - Un'altra luce
Più Cori che D'Angelo a dire il vero, con ampio uso di autotune con un chiaro intento espressivo. Brano di grande atmosfera, con suoni mediterranei su cui si innesta un bell'intreccio di voci per un dialogo tra diverse generazioni (padre e figlio?). 

ULTIMO - I tuoi particolari
Ricetta vincente non si cambia. Questa canzone potrebbe stare benissimo nel precedente album del vincitore delle Nuove Proposte dello scorso Sanremo, probabilmente non con un ruolo di primo piano. Una ballata pianistica che va in crescendo per raccontare di un amore che scolora. È dato favorito, basterà?

ZEN CIRCUS - L'amore è una dittatura
Stralunata filastrocca dal testo fiume difficile da ricordare e senza un vero ritornello. Insomma non esattamente la ricetta base per far colpo a Sanremo. Un testo che scava in profondità nell’attualità in maniera non banale e incisiva, politico ma non didascalico, si fa strada a suon di metafore e allegorie (ma trova spazio anche un riferimento ai porti chiusi).

SHADE E FEDERICA CARTA - Senza farlo apposta
Classico duetto rap-pop presentato da una coppia rodata da precedenti incroci. Che forse hanno influenzato un po' troppo questo episodio. Piccoli problemi di cuore dedicati al pubblico più giovane. 

ARISA - Mi sento bene
Atmosfera jazzy classica con profluvio di archi in apertura per poi... esplodere in un brano disco-pop che sembra uscito direttamente dagli anni 80. La versione più "happy" di Arisa anche se il testo nasconde tra le pieghe qualche malinconia da lasciarsi alle spalle. Unico dubbio: non è il tipo di brano che esalta le capacità interpretative della cantante. Si chiude come si apre. 

SIMONE CRISTICCHI- Abbi cura di me
Tra teatro e canzone. Quella di Cristicchi è una lunga poesia inizialmente più parlata che cantata che si apre in un ritornello delicato e sognante. Raffinato e intenso, con un finale in crescendo. Canzone che può essere esaltata dall'esecuzione con l'orchestra.

ACHILLE LAURO - Rolls Royce
Chi si aspettava la trap resterà deluso o sorpreso. Achille Lauro si presenta con un pezzo rock'n'roll, a tratti persino dal piglio punk (prendete con le pinze questa definizione). Se si trattasse di una #30yearschallenge potrebbe essere la “Vasco” di Jovanottiana memoria del 2019. 

FRANCESCO RENGA - Aspetto che torni
Un testo in cui entra il ricordo, la vecchiaia, la morte e la malattia. E che conduce all'amore come forma di protezione dalle sofferenze e dalle difficoltà della vita. Melodicamente classico, pur senza colpire può contare su due elementi solidi come l'eleganza di scrittura di Bungaro (che si aggiungerà nella serata dei duetti del venerdì) e sull'interpretazione di Renga.

NEGRITA - i ragazzi stanno bene
Una chitarra country western, l'incedere rockeggiante, i Negrita cantano di liberarsi dalla paura per continuare a sognare, non abituarsi a quello che c'è e non accontentarsi. La classe non è acqua e Pau e soci, pur avendo scritto di meglio in passato, sembrano muoversi sul velluto. 

EINAR - Parole nuove
Un altro amore che finisce e se ne va e qualcuno in cerca di risposte e soluzioni ma con la volontà di guardare orgogliosamente avanti in questo brano scritto da Tony Maiello. A dispetto del titolo c'è poco di nuovo: la canzone si inserisce orgogliosamente nel solco delle coordinate tradizionali sanremesi. 

PATTY PRAVO & BRIGA - Un po’ come la vita
Patty pattypraveggia mentre Briga mostra maggiormente il suo lato da interprete classico (ma non manca un piccolo break rappato). Come classico è il duetto e la struttura del brano, un mid tempo che si apre sul ritornello. Il pezzo al primo ascolto non incide ma la presenza della Pravo è il valore aggiunto che può sparigliare le carte.

DANIELE SILVESTRI - Argento vivo
Il cantautore romano si mette in zona Zen Circus, con un brano dal testo fiume che rifiuta la classica struttura strofa-ritornello. Atmosfere dure, persino cupe (con un lungo intermezzo rap di Rancore). Forte, potente, con un testo che non lascia indifferenti. Ma sicuramente non facile: più da premio della critica che da podio.

BOOMDABASH - Per un milione
A Sanremo irrompe il reggaeton. In realtà un pezzo meno scontato di quanto potrebbe apparire: alla strofa "despaciteggiante" fa da contrappeso un doppio ritornello la cui seconda parte è addirittura corale e con un forte afflato pop (c'è la firma di Federica Abbate). Con più ascolti può fare breccia.

ANNA TATANGELO - Le nostre anime di notte
La Tatangelo più classica, che racconta di un amore in crisi che si ritrova (fin troppo facile leggervi riferimenti autobiografici). Meno incisiva che in passato. 

MAHMOOD - Soldi
Se Achille Lauro dimentica la trap ci pensa Mahmood a portarla sul palco dell'Ariston. Con riferimenti (dalla mamma ai suoni che profumano di Mediterrano) che ricordano anche Ghali (d'altronde scrive Charlie Charles). Ma c'è pure un po’ di Mengoni. Finito il gioco del “chi sembra” resta un pezzo interessante e intelligentemente contemporaneo. 

PAOLA TURCI - L'ultimo ostacolo
La cantautrice prosegue sul suo percorso più recente con una ballata rockeggiante, dal piglio deciso e dai lati inediti. La Turci si muove su tonalità più alte delle sue solite tanto che in alcuni passaggi il timbro varia e al culmine del ritornello la voce si rompe irrochita a dare forza all'interpretazione. .

EX-OTAGO - Solo una canzone
Apprezzabile l'idea di cantare l'amore da un punto di vista diverso. Non l'euforia dell'inizio, non il dolore o la rabbia della fine, ma la stasi di un rapporto “non giovane” dove non è semplice “restare complici” e “scoprire nuove tenebre”. Per accorgersi che forse è questo il vero amore. Peccato questo sia supportato da un impianto melodico che percorre strade già sentite.

MOTTA - Dov'è l'Italia
Ballata costruita su un arpeggio di chitarra che irrompe in un ritornello potente. Motta canta di un Paese che si è perso ma questo va di pari passo con un disorientamento personale. Il cantautore vincitore della Targa Tenco ha le carte in regola per dire la sua anche al Festival.

LOREDANA BERTE' - Cosa ti aspetti da me
Loredana mette un po’ di adrenalina in un pezzo ritmato ed energico scritto (anche) da Gaetano Curreri. La sua interpretazione è la chiave di volta fondamentale per far spiaccare il volo alla canzone. In ogni caso si conferma la sua seconda giovinezza.

ENRICO NIGIOTTI - Nonno Hollywood
Altro confronto generazionale (qui il salto è addirittura di due generazioni) con la nostalgia per i bei tempi andati al confronto di un mondo con “centri commerciali al posto del cortile”. Retorica ne abbiamo? Si, tanta (c'è anche riferimento al ponte che crolla). Ma può fare il suo effetto.

IRAMA - La ragazza con il cuore di latta
Un carillon apre la storia di una ragazza vittima di violenza da parte del padre. Con un amore che cerca di salvarla e una vita nuova da portare avanti. Il tema è di quelli delicati che possono far breccia nel pubblico e si innesta in una canzone di impatto immediato.

GHEMON - Rose viola
Testo poetico, afflato soul, suoni urban. Contemporaneo e classico al tempo stesso, sicuramente non banale. Che sia l'outsider da tenere d'occhio?

IL VOLO - Musica che resta
Che dire? Il testo va dove pensi debba andare ("Amore abbracciami/siamo un giorno di pioggia"), la melodia idem, con l'esplosione nel ritornello. Meno impostazione operistica e più rock ma sempre tanto melodramma. Piacerà a tanti.