La proliferazione degli organismi marini gelatinosi, come le meduse, è un fenomeno diffuso in tutto il mondo e anche nel mar Mediterraneo, con una frequenza e una dimensione in costante aumento. Quando questo si verifica sulle coste, l'impatto su turismo, salute pubblica e attività industriali e commerciali è particolarmente negativo e impattante. Ma qualcosa si può fare: per esempio, trasformare questi organismi in una nuova potenziale risorsa per l’industria alimentare e farmaceutica.
Trasformare un fenomeno dannoso in una possibile risorsa è l’obiettivo del progetto Europeo GoJelly a cui partecipa il CNR-ISPA di Lecce (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari).
Nel Sudest Asiatico le meduse sono ben conosciute per i loro effetti salutistici: oltre a rappresentare una importante risorsa alimentare, ampiamente adottata come medicamento, sono utilizzate in cucina, soprattutto quella tradizionale cinese, dove sono molto apprezzate e tradizionalmente usate per il trattamento di ipertensione, bronchiti, tracheiti, asma e ulcere gastriche oltre che come preziosa portata nei banchetti.
Le meduse commestibili sono maggiormente diffuse in Giappone, Cina, Corea, Thailandia e vendute nei mercati locali o esportate, con un giro d’affari multimilionario.
In Europa l’uso delle meduse nel settore alimentare non è ancora diffuso; tuttavia, la globalizzazione dei mercati e la disponibilità della materia prima, rende questa possibilità sempre più reale anche se la commercializzazione non è ancora permessa ed è subordinata alla legge Comunitaria sui Novel Foods in vigore dal gennaio 2018, che prevede anche una più rapida autorizzazione per tutti quegli alimenti non presenti in EU ma che hanno una “storia di uso alimentare sicuro” in Paesi terzi, proprio come le meduse.
Le meduse commestibili di provenienza asiatica sono prodotte mediante una lunga procedura di essiccamento con sale e allume, che ne fa un prodotto non salubre (il contenuto di allume rimane troppo elevato nel prodotto finale con possibili danni alla salute) e di non di facile accettazione nel mercato occidentale, senza contare che non sempre vengono rispettate le regole di tracciabilità e di sicurezza in vigore nei Paesi Occidentali.
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dott.ssa Antonella Leone - Credit: Antonella Leone
Anche le meduse presenti nei nostri mari, come la Rhizostoma pulmo e la Cotylorhiza tuberculata, appaiono come una preziosa opportunità: non solo per la ricerca di risorse alternative per nuovi alimenti ricchi in nutraceutici, ma anche per lo sviluppo di nuovi farmaci o di materiali biomedici.
Ecco perché la dott.ssa Antonella Leone, PhD, ricercatrice del CNR, Institute of Science of Food Production (CNR, ISPA –Lecce) e da sempre affascinata dall'ambiente marino, ha cominciato a studiare le specie di meduse che popolano il nostro Mediterraneo, valutandone la potenzialità come nuovo alimento e come prodotti di interesse nutraceutico: le meduse infatti possono rivelarsi estremamente utili nello sviluppo di nuovi farmaci con attività antinfiammatoria, antimicrobica e perfino antitumorale.
Alcune meduse hanno tessuti particolarmente ricchi di acidi grassi della serie omega 3 e omega 6, hanno proteine digeribili e il collagene, dalle proprietà antiossidanti e quindi particolarmente interessante per l’industria biomedica, farmacologica e cosmetica, e che attualmente viene estratto dalle cartilagini animali e da prodotti di scarto dell’industria ittica.
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Credit: Antonella Leone
Quindi è già realtà?
Purtroppo non ancora: una volta dimostrato che anche le meduse del Mediterraneo hanno proprietà nutrizionali e nutraceutiche importanti, mancano ancora metodologie per la trasformazione che siano accettabili e in regola con le normative sulla sicurezza alimentare. La ricerca da fare è ancora molta, ma i vantaggi legati all'economia locale e alle attività commerciali e turistiche sono indiscutibili.
In definitiva, lo sviluppo di nuovi prodotti derivanti dalle meduse inutilizzate dei nostri mari può trasformare un problema in una nuova e straordinaria risorsa in termini di sostenibilità e sicurezza alimentare.