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Andreotti, controverso ma enorme in una politica fatta oggi da comparse

Il commento di Francesco Provinciali: "Dopo tanto clamore penso che resterà il ricordo della sua personalità spiccata, il suo senso dell’ironia, la sua intelligenza acuta"

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Su Andreotti sono state ben più numerose le parole dette di quelle da lui stesso proferite. Mefistofele, Belzebù, Grande Vecchio: lui stesso ironizzava su appellativi, intrighi e mene che il giustizialismo non gli ha mai risparmiato. “Il potere logora chi non ce l’ha”: indubbiamente ne ha avuto molto ma credo di poter affermare che l’abbia sempre messo al servizio del suo Paese. Intervistandolo svelai - su questa battuta – un arcano: non l’aveva letta da Talleyrand, “l’avevo imparata dai contadini di Cassino”, mi disse. Così come per l’altro celebre aforisma” A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina”.

Confrontandolo con certi politicanti redenti della Terza Repubblica, la sua statura e il suo rango si stagliano sopra un’estesa palude di mediocrità. "Non sono all’altezza di esprimere un giudizio sul politico ma ho maturato un sentimento di stupore per il modo aperto, fiero, risoluto ma anche umile, attento, documentato, leale con cui affrontò le vicende giudiziarie che lo coinvolsero. Non so se avesse letto Kafka ma certamente seppe attendere e vivere il suo “processo” come ogni uomo convinto della propria innocenza dovrebbe sempre fare, senza tentennamenti, senza indugi nell’affrontare a viso aperto la prova del giudizio e della verità, senza dilazioni, fughe o rinvii.

Grande tessitore della diplomazia internazionale, fu un riferimento per tutti i grandi della terra a motivo della sua esperienza e del suo equilibrio, della sua paziente e tenace lungimiranza.
Allievo prediletto di De Gasperi, con Fanfani, Moro e Zaccagnini segnò l’epoca della presenza dei cattolici impegnati in politica in quella famigerata e fumettistica prima repubblica a cui ora si vogliono attribuire tutti i mali dell’umanità.
Colto, arguto, lucido, informato con una visione politica davvero planetaria, fu coevo di Churchill, Adenauer, Schuman, De Gaulle, Krusciov, Gromiko, Kennedy, Nixon, Breznev, Peres, Carter, Nasser, Mitterand, Thatcher, Kohl, Gorbaciov, intimo ai grandi Papi del secondo Novecento.

Amato, odiato, invidiato fu soprattutto un uomo dotato di un intuito fulminante, di una memoria strabiliante e di un’intelligenza sopra le righe, non sempre circondato da fedeli e onesti compagni di viaggio.
Con lui se ne è andata una parte della nostra storia del dopoguerra.
Per questo piuttosto che ricordarlo nell’anniversario del trapasso (anche per rispetto alla sua nota scaramanzia) mi pare più commisurato al personaggio richiamarne la memoria a cento anni dalla sua nascita.
Dopo tanto clamore penso che resterà il ricordo della sua personalità spiccata, il suo senso dell’ironia, la sua intelligenza acuta: adesso ci restano cento, mille sfumature di mediocrità, un casting mediatico dove va in scena una pletora di comparse.

 

Francesco Provinciali

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