Migliaia di esemplari di elefanti e rinoceranti uccisi ogni anno, mutilati delle loro corna; leoni privati delle zampe per rispondere alle esigenze di qualche antica usanza. Il bracconaggio rappresenta ancora una piaga terribile in Sudafrica - ma non solo - dove viene combattuto con una vera e propria guerriglia con due eserciti contrapposti: quello dei bracconieri da una parte e delle autorità dall'altra, supportate dai ranger che rappresentano l'ultimo baluardo di difesa della fauna locale. In tutto questo l'Italia gioca un ruolo molto importante.
"Siamo chiamati tantissimo sia dai governi sia dai privati per aiutare nella formazione e nella motivazione di questi ragazzi", spiega a "Striscia la Notizia" Davide Bomben, istruttore capo di "Poaching Prevention Academy". "I ranger sono paramilitari e se hanno un'arma in mano è solo per tutela personale". In un anno, infatti, si calcola che almeno cento guardie vengano uccise a difesa della natura africana. "Il loro compito è una pattuglia costante per verificare non ci siano state infrazioni di nessun genere. Una volta trovate eventuali tracce, le seguiamo sperando di risalire a chi le ha lasciate: a volte siamo fortunati, altre troviamo solo le conseguenze del loro scempio".
Secondo Bomben, un elefante ogni quindici minuti e tre rinoceronti al giorno cadono per mano dei bracconieri. Proprio per il lavoro duro e rischioso che i ranger compiono, ogni anno si tiene una cerimonia molto importante volta a premiare chi fra loro si è più distinto nella preservazione del territorio.
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