VALORIZZATO IL MADE IN ITALY DOC

Onu, sulle etichette dei cibi vince la linea italiana: "salvi" parmigiano, prosciutto e olio di oliva

La risoluzione su salute e nutrizione impone una maggiore tassazione per dissuadere dal consumo dei cosiddetti "cibi nocivi". Per la Coldiretti "è stato sottratto alla gogna l'85% del made in Italy D.o.c"

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Pericolo scampato sulle etichette per il cibo Made in Italy, in particolare prosciutto, parmigiano e olio di oliva. L'Assemblea generale dell'Onu ha adottato una risoluzione su salute globale e nutrizione che non menziona, a differenza del primo testo presentato al Palazzo di Vetro, la necessità di adottare etichette a fronte-pacco e maggiore tassazione per dissuadere dal consumo dei cosiddetti "cibi nocivi".

Grazie anche agli sforzi della delegazione italiana, il testo adottato con 157 voti a favore, due contrari e un'astensione, fa appello agli Stati membri a promuovere "diete e stili di vita sani, inclusa attività fisica, attraverso azioni e politiche per porre in atto tutti gli impegni legati alla nutrizione, compresi quelli assunti dai capi di Stato e di governo nei vertici sulle malattie non trasmissibili e dall'Oms".

In parole povere, gli esperti hanno stabilito che non esistono cibi insalubri, ma diete insalubri. E pertanto olio di oliva, parmigiano reggiano, prosciutto di Parma, i dolci e i vini non possono essere definiti "non salutari". Il testo non fa riferimento al bisogno di etichette dissuasive e a una maggiore tassazione di cibi che avrebbero finito per colpire quelli al centro della dieta mediterranea.

Coldiretti: "Salvato dalla gogna l'85% del Made in Italy" - E' stata sventata una pericolosa deriva internazionale per mettere sul banco degli imputati i principali prodotti del Made in Italy a causa del loro contenuto in sale, zucchero e grassi, anche con l'apposizione di allarmi sulle confezioni o l'introduzione di tasse per scoraggiarne i consumi. E' il commento della Coldiretti, secondo la quale bollini allarmistici e tasse per dissuadere il consumo di certi alimenti avrebbero messo alla gogna l'85% dei prodotti tipici italiani a denominazione di origine (D.o.p. e D.o.c.).