Avviato Super Smash Bros. Ultimate, i novizi si troveranno un po' spiazzati, mentre i cultori della saga perderanno la bussola nella giungla di opzioni disponibili. Qualsiasi tipo di giocatore voi siate, molto probabilmente sulle prime andrete nel pallone. Non mollate, sarebbe un delitto. Prendetevi il tempo che un gioco così complesso e mastodontico richiede. Basta infatti un minimo di pratica per rendersi conto di come l’ultimo esponente della celebre serie di lotta made in Nintendo - che mette faccia a faccia quarant’anni di icone dei videogiochi, da Pac Man a Mario, passando per Sonic, Pikachu e Solid Snake - sia una bestia rara nel mercato odierno, una di quelle produzioni talmente generose, rifinite e profonde da rappresentare un autentico atto d’amore verso l’intera industria dei videogiochi.
Ma procediamo con ordine. Essere dei fenomeni in questo genere di titoli - i cosiddetti picchiaduro - non implica affatto sapersela cavare in Super Smash Bros e il nuovo Ultimate non fa eccezione. Le meccaniche di gioco costituiscono da sempre il tratto distintivo di questa storica serie che ha debuttato nel 1999 su Nintendo 64: qui, curiosamente, conta fino a un certo punto il quantitativo di botte incassate e restituite, perché l’obiettivo non è picchiare più dello sfidante, bensì buttarlo fuori dallo schermo. Certo, per riuscirci è inevitabile ricorrere alle maniere forti, visto che più sale il "dannometro" - in percentuale evidenziata a schermo - più lontano verrà scaraventato l’avversario e, di conseguenza, maggiori saranno le probabilità che quest’ultimo finisca nella stratosfera. Fanno da sfondo alle risse di Ultimate le oltre cento arene disponibili da subito, dal design coloratissimo e fuori di melone, ispirato ai mondi delle più celebri opere made in Kyoto (ci sono livelli tratti da Mario o Zelda ma anche, per dirne una, da Midgar di Final Fantasy VII). In questi infidi scenari dove, tra piattaforme semoventi, blocchi a scomparsa armi piovute dal cielo può accadere di tutto, si fronteggiano, anche contemporaneamente, fino a otto giocatori. Il gladiatore va scelto tra le numerose mascotte selezionabili: si parte con i magnifici otto originariamente presenti nel capostipite per sbloccare tutti gli altri e arrivare, così, allo sconvolgente numero di 74 personaggi giocabili (di cui oltre dieci completamente nuovi, come gli Inkling di Splatoon).
Queste assurde zuffe rappresentano la sintesi della filosofia aziendale Nintendo: chiunque può prendere un pad e cominciare a divertirsi, ma per competere occorre sudare sette camicie. Padroneggiare il sistema di combattimento significa capire come districarsi tra attacco, normale o potente, tecnica speciale, presa, parata - ossia una specie di bolla che, ceffone dopo ceffone, si assottiglia sempre di più - e colpo smash, ossia la bordata da assestare sul disgraziato per spararlo chissadove. Altrettanto fondamentale è sviluppare un buon gioco di gambe: in Smash starsene lì impalati equivale a suicidarsi e si spiega così il moto perpetuo di corse, rotolamenti, sberloni elargiti in verticale sfruttando i due salti a disposizione, schivate aeree e, soprattutto, di recuperi in extremis per rientrare, grazie al proverbiale colpo di reni, sul ring quando tutto pare ormai perduto. Facile no? Nemmeno per sogno. Lo scoglio non sta tanto nella complessità di esecuzione delle mosse - quelle di base sono pressoché identiche per tutti i personaggi, anche se, ovviamente, diversissime negli effetti - quanto nel ritmo forsennato, nella cronica baraonda dovuta alla simultanea presenza di tanti duellanti a schermo. La curva di apprendimento di Ultimate si rivela quindi tutta all’insù e, complice lo scarso mordente della modalità allenamento e l’assenza di tutorial divertenti quanto esaustivi, le matricole faticheranno come bestie prima di metabolizzare le dinamiche del combattimento.
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In termini di offerta di gioco, Ultimate è un pranzo interminabile, le cui portate superano, per numero e abbondanza, ogni predecessore. La ricchezza di contenuti di questo titolo merita un religioso inchino, ogni volta che a schermo appare un menu ci si accorge di un’opzione che non si aveva notato e, specie in multigiocatore, le variabili sul tema sembrano davvero non finire mai, a beneficio del senso di scoperta, del gusto per la sperimentazione e, di conseguenza, dell’imprevedibilità di ogni rissa. Tutto ciò avvicina sempre di più Ultimate a un intrattenimento da godere in compagnia, più che a un picchiaduro tradizionale. Le Mischie, in particolare, consentono di modificare la struttura degli scontri in ogni maniera immaginabile: troviamo tornei, battaglie a staffetta, sfide a tre o a cinque, a tempo o a vite, con o senza armi o oggetti, a gravità zero o con i lottatori che pesano quattro quintali, e così discorrendo. Ma per avere un’idea di quanto gli sviluppatori abbiano inteso realizzare un’esperienza paragonabile alla sartoria, un abito che ognuno può cucirsi su misura in base alle proprie esigenze, basti pensare che è persino possibile sconfessare il progetto fondante dell’intera saga, impostando i match in modo da assegnare la vittoria, come accade negli alti esponenti del genere, a chi azzera la barra di energia dell’avversario.
Persino la campagna è approfondita come non mai: priva di ogni pretesa narrativa, l’avventura che mette Kirby nel ruolo di salvatore della patria, garantisce non meno di una trentina di ore di divertimento, durante le quali la pallina rosa, tra un combattimento e l’altro, approfondirà la conoscenza della grande novità di questo Ultimate, ossia gli Spiriti, sbloccabili nel corso della progressione e utilizzabili anche nelle altre modalità. Si tratta di personaggi apparsi in altri videogiochi - Nintendo e non - che, lontani da costituire un mero feticcio per collezionisti, possono essere equipaggiati in battaglia come se fossero oggetti, in modo da modificare e personalizzare, in un milione di combinazioni diverse, parametri e abilità del lottatore. L’introduzione degli Spiriti conferisce così alle tradizionali meccaniche di Smash una componente strategica del tutto inedita per la serie, trasformando un picchiaduro, per quanto atipico, in un’esperienza ibrida, che per profondità e complessità tende ai giochi di ruolo.
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Non paghi di questo tsunami di possibilità, gli sviluppatori hanno infine riproposto la modalità classica, la cui colonna portante consiste, come da prassi, in un filotto di combattimenti ambientato in arene e contro avversari variabili in base al personaggio selezionato (Mario, per dirne una, sarà sempre il boss finale di Bowser e viceversa). Siccome il livello di difficoltà oscilla in base all’esito degli scontri, il novellino potrà prendere due piccioni con una fava partendo proprio qui: questa modalità è utilissima sia per fare un po’ di pratica prima di gettarsi nella furia delle Mischie, sia per sbloccare rapidamente tutti i personaggi, magari impostando il livello di sfida forzatamente verso il basso.
Da un punto di vista tecnico, infine, non possiamo che levarci il cappello di fronte a Ultimate, che rappresenta quanto di meglio Switch abbia oggi da offrire. L’immagine è costantemente pulita, bellissima da vedere e, grazie ai numerosissimi effetti e all’efficacia del sistema di illuminazione, personaggi e arene brillano di un fulgore da lasciare a bocca aperta. Rispetto al predecessore il feeling dei colpi appare più pesante, più fisico e l’azione, nonostante il perenne trambusto a schermo, si mantiene sempre inchiodata, sia giocando in modalità portatile che collegati alla TV, a un livello di fluidità da primi della classe. Le perplessità che abbiamo nei confronti di questo gioco stanno invece nel comparto online, tradizionale spina nel fianco di tantissime opere pubblicate dalla Grande N. Intendiamoci, durante le nostre prove molto raramente la qualità della connessione è scesa sotto il livello di guardia e il sistema di abbinamento degli scontri ha sempre funzionato a dovere. Anche troppo però: pur di dar via rapidamente le ostilità, Ultimate tende a fregarsene delle impostazioni scelte del giocatore, col risultato che, volente o nolente, spesso e volentieri ci si ritrova invischiati in scontri indesiderati, ad esempio a tempo anziché a vite, oppure ambientati in scenari diversi da quelli selezionati. Si tratta, comunque, di aspetti che, presumibilmente, potranno essere risolti con aggiornamenti da scaricare e nulla tolgono al valore produttivo di Super Smash Bros. Ultimate: un meraviglioso santuario eretto da chi ama i videogiochi per chi ama i videogiochi.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo provato Super Smash Bros. Ultimate grazie a un codice per il download fornito da Nintendo. La prova è avvenuta collegando Nintendo Switch a un televisore LG da 60 pollici Ultra HD 4K e anche sfruttando la console in modalità da tavolo. Potendo scegliere consigliamo di giocare con il Pro Controller, che permette di eseguire più agilmente mosse e tecniche speciali.
Può piacere a chi…
… vuole un picchiaduro originale
… adora i titoli da giocare in gruppo
… conosce la serie e non vedeva l’ora di provare il nuovo Smash
Potrebbe deludere chi…
… non ama i giochi in cui occorrono rapidità di pensiero e velocità di esecuzione
… non gradisce affatto il genere dei picchiaduro
… non stravede per le mascotte Nintendo
Super Smash Bros. Ultimate è un gioco adatto a un pubblico di tutte le età.