Il Global Compact for migration è stato sottoscritto da 164 Paesi lunedì 10 dicembre a Marrakech. Il patto delle Nazioni Uniti stabilisce una politica comune internazionale sulla gestione delle migrazioni. Un patto non vincolante, come evidenziato dalla rappresentante speciale dell’Onu per la migrazione, Louise Arbour. Molti Stati, però, hanno deciso di non partecipare alla conferenza in Marocco. Tra gli assenti c'era anche l'Italia.
I contrari Gli Stati Uniti per primi hanno affermato di non aderire al Global compact for migration. Donald Trump, già nel dicembre del 2017, aveva evidenziato la sua totale riottosità nei confronti del patto Onu. Tramite l’ambasciatrice Usa, uscente, alle Nazioni Unite, Nikki Haley, avevano comunicato di non voler rinunciare alla sovranità statale nella politica migratoria: "Le nostre decisioni sull'immigrazione devono essere sempre prese dagli americani e solo dagli americani”. Grandi assenti in Marocco anche i Paesi del blocco di Visegrad. L’Ungheria di Viktor Orban è uscita dall’accordo il 24 luglio, seguita da Repubblica Ceca, Polonia e infine Slovacchia. Anche la Bulgaria, l’Austria e la Lettonia hanno detto no al Global Compact. Tra gli Stati extraeuropei Australia, Cile e Repubblica Dominicana si sono tirati fuori. L’Italia ha deciso di voler sottoporre la decisione all’approvazione del Parlamento. Strada percorsa anche dalla Svizzera. La stessa Louise Arbour ha evidenziato come questi Paesi, insieme a Israele, Estonia, Slovenia sono “impegnati in ulteriori decisioni interne” sul tema. Danimarca, Regno Unito e Norvegia sembrano invece propensi a sottoscrivere il patto, aggiungendo però delle note per precisare la loro interpretazione del Global compact.
La posizione dell'Italia Il premier Giuseppe Conte il 26 settembre 2018 aveva dichiarato all’Assemblea Generale Onu a New York il sostegno dell’Italia al patto volto a garantire una "migrazione sicura, ordinata e regolare" a livello internazionale. Durante un’interrogazione parlamentare, richiesta da Fratelli d’Italia, anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi aveva riaffermato la posizione positiva del governo sul Global Compact. Il 28 novembre, però, è arrivata la svolta da Palazzo Chigi. Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha annunciato la sospensione della sottoscrizione del patto fino a quando non si esprimerà il parlamento. Per il leader della Lega l’accordo Onu metterebbe sullo stesso piano “migranti economici e rifugiati politici”. Il rischio sarebbe quello di favorire e incentivare l’immigrazione irregolare.
Il caso Belgio La presenza del Belgio alla conferenza di Marrakech ha destabilizzato il governo, che rischia di cadere. Dal 2014 la guida del Paese è in mano a una coalizione composta da liberali francofoni e fiamminghi (Mr e OpenVld), cristianodemocratici fiamminghi (Cd&V) e nazionalisti fiamminghi della N-Va (primo partito della coalizione). I nazionalisti fiamminghi non hanno appoggiato la decisione del premier Charles Michel di presentarsi in Marocco e hanno affermato di abbandonare l’esecutivo. La decisione non è stata, però, ancora formalizzata ufficialmente. Fino a maggio 2019, data delle prossime elezioni, il primo ministro dovrà riuscire a tenere in vita un governo di minoranza.