A DIECI ANNI DALLA VITTORIA L'EX MISS ITALIA SI RACCONTA A "GRAZIA"

Miriam Leone: "Dobbiamo rompere le scatole... no vuol dire no"

A dieci anni dalla vittoria l'ex Miss Italia si racconta al settimanale "Grazia". Guarda gli scatti della sua carriera

Sono passati dieci anni dalla vittoria a Miss Italia. Occhi verdi, un corpo statuario, i capelli ramati, Miriam Leone, 33 anni, è di una bellezza stupefacente e nel servizio. che il settimanale "Grazia" le dedica dimostra come un decennio l'abbia "cambiata"... in meglio. "Ho sempre voluto fare l'attrice", racconta e dice la sua sullo scandalo Weinstein e le molestie ai danni delle donne: "No vuol dire no".

Attrice a tutto tondo l'ex Miss, che sarà nelle sale dal 13 dicembre in un nuovo film “Il testimone invisibile”, in cui recita insieme a Riccardo Scamarcio e Fabrizio Bentivoglio, si racconta ricordando la bambina che era, quando a 5 anni faceva dei tappeti rossi in casa e leggeva i classici chiusa in camera interpretando ad alta voce i personaggi, e da adolescente si disegnava e cuciva i vestiti per occasioni immaginarie. Poi la svolta e il concorso per Miss Italia: "Avevo 23 anni e non ero una bambina, anzi posso dire che ero la zia delle altre ragazze, e la mia vita è cambiata in un modo che fatico ancora a decifrare. Sono andata pensando: io lo so dentro di me che cosa voglio fare, e questa può essere una carta da giocare per emanciparmi e per andare via da questa realtà in cui stavo seduta davanti al mare a guardare l’orizzonte e aspettavo che succedesse qualcosa. Studiavo Lettere all’università, ma non sapevo che cosa avrei fatto della mia vita, ero senza futuro", racconta. Ma il futuro aveva in serbo per lei grandi cose.

Sul caso Harvey Weinstein, il produttore accusato di molestie, e sullo scossone dato al mondo del cinema dalle tante vicende, che hanno coinvolto anche l’Italia, anche Miriam, in qualità di donna e di attrice ha qualcosa da dire: "Io lavoro benissimo con gli uomini, amo lo scambio, anche la battuta greve mi fa ridere, la prendo con ironia. La grevità della battuta che mi viene fatta appartiene a chi la fa, proprio non mi tocca. E sono la prima che spesso fa una battuta con una parolaccia, ma se c’è qualcuno che ha dei problemi, che non ha imparato a vivere e a relazionarsi, non ho intenzione di fargli da assistente sociale. L’importante è che ci sia la consapevolezza che non si può usurpare il diritto della donna a dirti di no». E continua: "Ho apprezzato e aderito a Dissenso Comune e #nonènormalechesianormale. Dobbiamo rompere le scatole, sensibilizzare, fino ad apparire noiose, bisogna comunicare questo messaggio semplice: no vuol dire no".