Corona, giudici: "No al carcere, resta in affidamento terapeutico"
La corte ha sostanza dato ragione alla difesa. La Procura Generale, invece, aveva chiesto di revocare la misura alternativa al carcere
Fabrizio Corona non dovrà tornare in carcere e resta quindi in affidamento terapeutico. E' questa la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha rigettato la richiesta della Procura di revocare il provvedimento di affidamento terapeutico, concesso a Corona a febbraio per dargli la possibilità di disintossicarsi dalla dipendenza dalla cocaina. La richiesta della Procura era basata sul mancato rispetto delle prescrizioni impartite.
I giudici hanno in sostanza dato ragione alla difesa. In aula l'avvocato Antonella Calcaterra aveva sostenuto che Corona "è un personaggio pubblico" e che dunque i suoi interventi in tv e le sue ospitate ad eventi mondani rientrano a pieno titolo nella sua attività professionale. Ed è proprio sulla base "dell'individualizzazione del trattamento", previsto dall'ordinamento penitenziario, che il Tribunale di Sorveglianza di Milano, in composizione collegiale, ha confermato l'affidamento terapeutico di Corona alla luce degli "esiti positivi" registrati nel suo percorso di recupero dalla tossicodipendenza.
Corona è comunque obbligato a rispettare tutte le prescrizioni previste dall'affidamento terapeutico: dovrà restare a casa tra le 23.30 di sera e le 7 del mattino, non potrà lasciare il territorio lombardo senza una specifica autorizzazione del Tribunale, dovrà presentarsi una volta a settimana allo Smi (il Servizio Multidisciplinare integrato) e sostenere una serie e colloqui con i funzionari dell'Uepe. Non è escluso un ricorso in Cassazione da parte della Procura Generale contro la pronuncia del Tribunale di Sorveglianza meneghino.
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