INCHIESTA SI ALLARGA

Le Iene: "Altri 3 casi di lavoro in nero in azienda papà Di Maio"

Come nel caso del primo operaio, risalgono a prima che il vicepremier rilevasse le quote della società Ardima. L'inchiesta smentirebbe le parole del vicepremier che affermava che si era trattato di un solo caso

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Ci sarebbero altri tre casi di lavoratori impiegati in nero nell'azienda del padre di Luigi Di Maio. E tra questi potrebbe esserci lo stesso vicepremier che, ricordano Le Iene, "spesso ha raccontato di aver lavorato d'estate in azienda". Si aggiungono al caso di Salvatore Pizzo, detto Sasà, andato in onda domenica sera e che aveva scatenato le critiche di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Le affermazioni di Luigi Di Maio, che aveva segnalato l'episodio come singolo caso, sembrano quindi smontarsi dopo le altre testimonianze raccolte da "Le Iene".

Il periodo in cui sono emersi i casi di lavoro in nero è sempre inerente al periodo che va tra il 2008 e il 2009, quando Luigi Di Maio e la sorella Rosalba non avevano ancora rilevato le quote della società di famiglia Ardima. I due fratelli sono entrati in società nel 2014.

I 5 Stelle invece fanno muro a difesa del capo politico che, ospite di "Dimartedi'", ribadisce la sua buona fede. "Io prendo le distanze dal comportamento di mio padre, ma non da mio padre", spiega Di Maio che attacca Maria Elena Boschi. "La signora Boschi andava in Consob a chiedere aiuto per il padre, e' un caso opposto al mio. Renzi, Lotti, e il padre erano in una vicenda che era il piu' grande appalto d'Europa. Qui parliamo di fatti accaduti quando non ero neanche parlamentare e non ho interferito con Le Iene", sottolinea il leader del M5S. Il caso del manovale Salvatore Pizzo, che lavorò per l'azienda senza un contratto regolare non è l'unico.

Intanto mentre il papà del ministro dice in tv di aver recuperato tutti i faldoni che contengono la documentazione relativa ai suoi dipendenti, sarebbero stati avviati anche controlli sulla vicenda legata ai manufatti 'fantasma" che si troverebbero su un terreno di proprieta' della famiglia Di Maio nel vicino comune di Mariglianella, sempre nel Napoletano, su cui la polizia municipale ha avviato accertamenti.