La Corte d'Assise d'Appello di Venezia ha confermato la condanna a trent'anni di carcere nei confronti di Mihail Savciuc, il 20enne moldavo che il 19 marzo 2017 a Vittorio Veneto (Treviso) uccise l'ex fidanzata Irina Bacal. La vittima, sua coetanea e al settimo mese di gravidanza, era stata colpita con una grossa pietra e poi strangolata. L'assassino aveva nascosto il cadavere in un boschetto. La difesa ha annunciato che ricorrerà in Cassazione.
Dopo un'ora e mezza di camera di consiglio, i giudici della Corte d'Assise d'Appello hanno confermato la pena e le provvisionali.
In primo grado il giudice aveva condannato Savciuc anche a risarcire la madre della ragazza con una provvisionale di 200mila euro e la sorella Cristina con 80mila. La difesa aveva fatto appello chiedendo l'assoluzione dell'imputato.
Il suo avvocato, Giorgio Pietramala, aveva chiesto le attenuanti generiche e l'esclusione dei motivi abbietti incontrando l'opposizione del procuratore generale Paola Cameran e dell'avvocato Andrea Piccoli che assiste la famiglia della vittima.