aveva 95 anni

Stan Lee, l'uomo che modernizzò il fumetto e ci fece scoprire l'America

Dai "supereroi con superproblemi" a veri e propri tipacci, i suoi personaggi popolari (creati o gestiti) erano per prima cosa uomini come tutti noi

di Sergio Bolzoni

© ansa

Stan Lee è morto a 95 anni, era cinque anni più vecchio di Topolino. Ma a lui, diversamente da Disney, non piacevano le storie allegre e semplici. Piaceva raccontare attraverso il fumetto sia pur supereroistico e popolare la società americana nel suo evolversi. "Supereroi con superproblemi", diceva. Ma non era solo quello. Per noi ragazzini degli anni Settanta e Ottanta, cioè prima dell'era Internet, i fumetti Marvel erano il modo più immediato per entrare in contatto con l'America.

Sì, certo, c'erano i grandi romanzi. Ma diciamoci la verità: a 11 anni di William Faulkner non sai che fartene. Diverso è seguire Peter Parker che scorrazza per New York mentre nelle tavole tra un grattacielo e l'altro di Manhattan scorgi come si veste la gente, scopri che lì ci sono carrelli che vendono succulenti hot dog a ogni angolo di strada, vedi persino come si vestono i bulletti e i teppistelli in quegli anni. Una specie di neorealismo applicato al fumetto. Certo tutto questo lo assorbi a livello inconscio e, a rileggerle oggi, diverse cose odorano di propaganda nemmeno tanto sottile.

Ma Stan Lee fu anche il primo autore/produttore che parlò di droga in un fumetto, droga che negli anni settanta stava uccidendo gli Stati Uniti tanto era diffusa. Il cieco Matt Murdock, il supereroe Devil (DareDevil in originale), fa scoprire ai ragazzi il mondo dell'handicap e i problemi di chi questi handicap li sopporta. Concetto poi estremizzato nella creazione degli X-Men, i mutanti, i "diversi" per eccellenza con tutti i problemi che ognuno di loro dovrà affrontare nella società statunitense spesso disegnata e descritta da lui, ebreo di origini romene, come conservatrice, perbenista e bacchettona. L'Uomo Ragno senza la maschera ha un sacco di problemi con le ragazze, cosa che diventa subito empatica se a leggerlo è un adolescente. E cosa sono i Fantastici Quattro se non una classica (oggi) famiglia allargata? L'incredibile Hulk e il suo doppio Dottor Banner che popolarizzano e rendono di nuovo fruibili ai giovani di tutto il mondo occidentale Jekyll e Hyde, Il Dottor Destino che ci ricorda Frankenstein. Pantera Nera il primo eroe nero, campione della sua Africa in una America in cui Mohammad Alì e George Foreman davano vita al "Rumble in the jungle" a Kinshasa.

Stan Lee certamente ha fatto fumetti. E sicuramente come autore ha potuto avvalersi di gente più brava di lui nella singola cosa. Ma la visione d'insieme di quest'uomo che modernizzò un genere che era congelato nella purezza del "buono" super-buono e super-forte alla Superman, portando nelle letture di milioni di giovani i veri problemi delle persone e delle società contemporanee, è il suo lascito più grande. Molto più delle singole storie dei suoi fumetti, che pure erano magnifiche.