Le app per smartphone e tablet, tra Apple Store e Google Play, sono più di 4 milioni e fanno volare i ricavi dell'economia digitale. Una crescita vertiginosa, secondo i numeri del Parlamento Europeo: nel 2016 tutta l'app economy valeva 1.300 miliardi di dollari, ma già l'anno scorso ha raggiunto i 1.700 miliardi. L'esplosione avverrà dal 2020 quando tutto il comparto, secondo le stime, potrà arrivare a valere ben oltre i 4.000 miliardi di dollari per raggiungere i 6.300 miliardi l'anno successivo.
Questo mondo è protagonista di Sweeft Heroes, evento organizzato da Apple a Torino: 350 presenti, metà stranieri, e 17 relatori internazionali in rappresentanza di grandi nomi come New York Times, Bbc e We Transfer. Età media inferiore ai 30 anni, perfetta conoscenza della lingua inglese. Sono i professionisti del web, si chiamano sviluppatori e sono i giovani che creano una app dal nulla o la aggiornano, spesso aiutati dai designer per rendere più fruibili testi e immagini. Negli Usa sono tante le donne, in Italia è ancora considerato un mestiere maschile. Figure professionali nuove di cui il mercato ha sempre più bisogno. E per questo, oltre alle conferenze, l'evento promosso da Apple prova a fare incontrare domanda e offerta con una lavagna che raccoglie idee, biglietti da visita e proposte di lavoro. "Il Politecnico e l'Università ne sfornano tanti, ma sono ancora troppo pochi. Molti sono autodidatti. Le aziende se li contendono", spiega Francesco Ronchi, ceo della Synesthesia, agenzia digitale torinese che ha organizzato l'evento.
La crescita dell'app economy riguarda ambiti diversi. la spinta più forte arriva dall'assistenza vocale, che modifica l'interfaccia tra oggetto e utente, dalle app finanziarie come Satispay, da quelle per lo sharing di auto, bici e moto e da quelle dell'Internet of things, gli oggetti di casa collegati e controllati via Web, ad esempio i sistemi di allarme. Tra i dati emersi durante la conferenza colpisce quello relativo alla differenza di stipendio tra sviluppatori di Apple e di Android. Questi ultimi, nonostante la loro presenza sia nettamente prevalente nel mercato (in Italia l'80%), guadagnano il 75% in meno dei colleghi di Apple che hanno a che fare con prodotti più sofisticati e strutturati (l'utente di Android tende a scaricare di più app gratuite).