ESCE IL NUOVO ALBUM "PLAYLIST"

Salmo sulla cover di Rolling Stone: "Dico quello che penso... anche su Salvini e Antonacci"

Esce il nuovo album del rapper sardo "Playlist", che annuncia di volersi ritirare dalle scene hip hop

"Anomalia del rap italiano", lo definisce Rolling Stone, che gli dedica la cover in occasione dell'uscita (il 9 novembre) del suo nuovo disco "Playlist". Lui è semplicemente Salmo, all'anagrafe Maurizio Pisciottu, nato a Olbia 34 anni fa. In carriera, 10 dischi di platino e 14 d’oro e oltre 244 milioni di views per i suoi video. Anticonformista, "self made man" e poco incline ai compromessi, nell'intervista al magazine il rapper sardo lancia "frecciatine" senza tralasciare niente e nessuno, da Salvini alla trap, passando per Biagio Antonacci e confessa: "Smetto con la musica...".

In "Playlist" c'è un po' di tutto e alla solita maniera di Salmo, cioè ad un livello qualitativamente elevatissimo. “Ci sono dentro elementi nuovi e classiconi, c’è una grande varietà di temi e suoni. Per me è una Playlist, appunto, quindi ognuno ci può trovare dentro quello che vuole. E ogni pezzo fa storia a sé”. 13 tracce che risultano fuori dagli standard ormai appiattiti del rap made in Italy, tutto autotune e rime rimasticate per fare "money" e acchiappare views fingendosi arrabbiati e emarginati. Lui arrabbiato lo è davvero e ancora, sebbene ammetta che "è inevitabile perdere per strada un po' di rabbia...". Lo dimostra in brani come "Stai zitto" o "90 Minuti", ruvide fotografie al vetriolo di un Paese ammaestrato e un po' ignorante, a cui fanno da contraltare pezzi come "Il cielo in una stanza", una canzone d'amore, che non scende mai nel banale. Tra i feat. compaiono pezzi grossi come Sfera Ebbasta, Nitro, Fabri Fibra, Nstasia e Coez il tutto condito da basi che ammiccano al rock, alla trap e persino al pop, senza mai scadere però nel già sentito.

In quanto al resto Salmo, che in copertina è ritratto con le mani giunte mentre guarda al cielo e dice: "Perdonami se dico quello che penso", sulle pagine di Rolling Stone quello che pensa lo dice per davvero. Senza peli sulla lingua. A cominciare dalla trap, il genere del momento. Lui, che la dubstep la faceva prima che diventasse moda non può che commentare cosi: "La versione italiana, con i ragazzini pallidi che cantano di troie e fattanza, rende decisamente meno. Il fatto è che questi ragazzi diventano famosi a vent’anni, senza aver mai sparato né imparato a rassettare il letto. Ma sul palco sei solo con le tue strofe e devi essere preparato; altro che money, money”. Sul rap non ha dubbi: “Mi sono chiesto per anni cosa sia il rap, e ora credo di avere la risposta: è una chiacchierata al bar con gli amici. Grazie alle commistione tra rap e pop ora molti di noi scrivono per farsi capire da tutti” e se la prende con i Biagio Antonacci di turno: “che vedono i rappusi di cui non sanno nemmeno i nomi in cima alla classifica e gli gira il culo. Ma bisogna aggiornarsi fra e stare sempre sul pezzo...”.

Parlando di politica il rapper non scende a compromessi e mentre in “90 Minuti”, rappa su rime come “aprono i conti, ma chiudono i porti”, fotografando come dice lui stesso: "l’Italia “media” di oggi, dove la gente pensa solo a scopare e al pallone, vuole le pistole e parla in dialetto”, ammette: “Io non so se quella dei porti sia una mossa di comunicazione politica, o questi siano davvero stronzi. Quello che mi manda fuori di testa sono i ragazzini rappusi che dicono “che grande Salvini” e mi scrivono in privato che sono delusi perché ho infamato il loro idolo. Vi do una notizia: io sono sempre stato dalla stessa parte, siete voi che non avete capito un cazzo. Non puoi stare con Salvini e ascoltare hip hop, non è giusto. Strappa le mie magliette, brucia i cd. Oppure riflettici su, e cambia la tua idea del cazzo”.

Poi il rapper sgancia l'ultima bomba e annuncia il suo prossimo ritiro: “Sono stati sei anni vissuti intensamente e dopo quest’album mi voglio fermare”, dice. “Sono stanco, mi sono rotto il cazzo del rap game e della competizione. Voglio smettere un po’ con la musica, imparare un po’ la dizione, approfondire il discorso della regia. Non ho mai studiato in vita mia, è la volta buona che comincio”.