E' USCITO "HURRAH"

Mimosa: "Il mio pop indie, tra entusiasmo e grido di battaglia"

E' uscito "Hurrah", il secondo album della cantautrice e attrice. A produrre c'è Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Tgcom24 ne ha parlato con lei

di Massimo Longoni

© ufficio-stampa

Si intitola "Hurrah" il nuovo album di Mimosa. Un lavoro potente e originale, dove arrangiamenti elettropop dal sapore internazionale vanno a rivestire solide composizioni in cui il pianoforte, fedele compagno di vita di Mimosa da sempre, è lo strumento portante. A produrre c'è Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. "Hurrah è esultanza ma anche un grido di battaglia - spiega lei -, e anche io oscillo tra entusiasmo e combattività".

Lo spirito combattivo in Mimosa Campironi (questo il suo nome per esteso) non è mai mancato. Tanto che il suo album di debutto si intitolava "La terza guerra" (2015). I punti di contatto con quel primo lavoro sono principalmente tematici: le battaglie che ritornano nei suoi racconti sono in primo luogo quelle di donne alla ricerca di un'affermazione del proprio ruolo, in un mondo e in una società che ancora oggi con la questione femminile ha più di un problema. E non a caso questa volta Mimosa si presenta in copertina come una sorta di Amazzone, a seno nudo (body painting a parte) mostrando i muscoli. Questo non toglie che alla forza e alla potenza si possa arrivare anche con soluzioni raffinate, dall'impatto sonoro tutt'altro che banale. Basti ascoltare lo schiaffo che è l'iniziale "Overture/Bang", strumentale tutto costruito in crescendo sugli armonici del pianoforte. Una porta che si spalanca su un mondo affascinante, dove anche di fronte a melodie cristallinamente pop ("Evoluzione" e il singolo "Hurrah") le soluzioni ritmiche e le armonie non sono quelle a cui siamo abituati. "Ho conosciuto Davide Toffolo grazie a uno spettacolo che ho fatto con lui, "Cinque allegri ragazzi morti" - spiega lei -. Il suo atteggiamento verso la musica mi piace molto, così un giorno sono andato da lui e gli ho detto: 'Voglio fare una cosa matta!'".

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Se sia matta non lo so, ma sicuramente è una cosa fuori dagli schemi...
La mia idea sin dall'inizio è stata di un qualcosa fatto con piano, batteria ed elettronica. E Davide ha acconsentito a guidarmi lungo quella strada. Poi lui è una sorta di angelo custode: ti segue, ti consiglia ma non è mai invadente. 

Il suono dei pezzi è arrivato in fase di produzione o avevi già chiaro in quale direzione andare? 
Sono partita da alcuni pezzi piano e voce che avevo scritto. Poi un giorno sono andata a un concerto a Roma dei Bokanté, il secondo gruppo di Michael League, due volte Grammy Awards con gli Snurky Puppy. Suonava con loro anche il batterista André Ferrari. Un tipo tanto folle quanto geniale, con la cresta e un set incredibile dove mischia la batteria classica a pad elettronici ed elementi costruiti da lui. Non ho avuto il coraggio di andare a parlargli dopo lo show ma gli ho scritto una mail e lui mi ha risposto entusiasta. Doveva partire per un tour ma una volta tornato ci siamo risentiti e abbiamo lavorato insieme. Il suo contributo è stato decisivo per il sound finale.

Ogni brano ha una diversa declinazione del concetto di "Hurrah": della libertà, della mente logica, della singolarità...
Questa parola ha in realtà due radici e mi sono ispirata a questa dicotomia. Infatti non è solo un tradizionale modo di esultare e di esprimere felicità, ma è anche un grido di battaglia che arriva dal cosacco "Gu-Rai". Mi piaceva questa doppia valenza perché mi rappresenta molto: in me sento forte questa duplicità tra entusiasmo e combattività. Il disco stesso si divide tra episodi ricchi di humor e momenti quasi noir. E poi c'è l'aspetto battagliero, quello che mi lega molto al movimento delle donne, e al... lo dico? Al femminismo!

Oggi è diventata quasi una parola tabù. Tu senti il bisogno di rivendicarla?
Come tutti gli "ismi" è un termine caduto in disgrazia ma al quale sono molto legata. Se non altro per la consapevolezza che ancora oggi è necessario combattere per ottenere certe posizioni e certi diritti. Noi siamo in un Paese fortunato: posso fare la musicista e scegliere cosa fare della mia vita ma so bene che se fossi nata in un altro posto, meno fortunato del nostro, non avrei magari potuto nemmeno leggere. E questo solo in quanto donna.  

Il tuo atteggiamento battagliero è ben espresso dalla copertina dove ti mostri in topless con le braccia alzate in maniera fiera a mostrare i muscoli...
Sì, ammetto che la copertina sia molto diretta. Volevo mostrarmi per quello che sono. Dopodiché è stato messo questo velo argentato che nella mia idea deve rappresentare l'elettrificazione del corpo. Credo che oggi, al di là di tutta la deriva itpop, si possa ancora intendere l'indie come lo spazio per fare cose forti.

Oggi l'indie è associato in maniera molto forte al concetto di nuovo pop mentre tu sembri seguire una via più sofisticata: ti senti comunque parte di quella scena?
Ma in realtà le mie canzoni hanno tutte una struttura pop, con strofa e ritornello! Per me pop non significa appiattimento e quella che sto seguendo è una strada che mi interessa molto. I fenomeni indie nascono perché c'è qualcuno che ha delle idee forti e di questi ho molto rispetto. Poi i pecoroni che seguiranno la scia senza originalità ci saranno sempre, poco male.

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