"Nato postumo", Francesco Brandi: "L'omissione di soccorso? Il grande problema della società..."
In scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 18 novembre
"Il grande problema che affligge la nostra società? L'omissione di soccorso". E' questo il tema di "Nato Postumo", monologo scritto e interpretato da Francesco Brandi, che debutta al Teatro Franco Parenti di Milano e resta in scena fino al 18 novembre: "Si tratta dello sfogo di un uomo... una sorta di esame di coscienza. Vi è mai capitato di sedervi su una sedia e chiedervi cosa avete fatto nella vita? Ecco, di questo parla lo spettacolo..." racconta l'autore ed interprete.
Quale è stata la genesi dello spettacolo?
Vedi, io un problema con l'estate, è un periodo di grande sofferenza per me, la gente si spoglia e io no, perché non mi piaccio molto, fa caldo e io soffro. Allora mi chiudo in casa e scrivo. E' successo l'estate scorsa, avevo voglia di scrivere un diario su alcune cose, non autobiografiche, ma che conoscevo e mi sono accorto che il fulcro di tutto era... l'omissione di soccorso. Ho individuato il tema in questo: il problema vero della nostra società è l'omissione di soccorso. Lo commettiamo nei confronti di noi stessi, di qualcuno vicino a noi e della società e userei questi tre piani, che poi potrebbero essere anche diventare uno solo. E ho pensato a questo individuo chiuso in una stanza, che non parla con nessuno da anni perché non si soccorre e non soccorre nessuno. E così è partito uno sfogo, più di un diario...
L'estate è quindi la tua stagione creativa?
E' come se durante l'inverno io assumessi le conversazioni, le letture, i discorsi che faccio con le persone, le cose che leggo sui giornali e assorbissi tutto. Poi a un certo punto mi viene un tema attorno a cui scrivo qualcosa... in estate.
Cosa succederà sul palcoscenico?
Il pubblico entrerà direttamente nella stanza del personaggio e assisterà al suo sfogo mentre il personaggio ripercorre gli ultimi tre mesi della sua vita, mesi molto difficili e impegnativi. Assisterà alla morte di un uomo di 35 anni e alla sua rinascita come essere umano dai 35 anni in poi. Ma assisterà soprattutto ad un esame di coscienza, una presa di visione della propria esistenza. Vi è mai capitato di sedervi su una sedia e chiedervi cosa avete fatto nella vita, se siete contenti oppure no?
Quindi morte e rinascita...
Il tema della morte quotidiana c'è. Molti essere umani vivono aspettando di morire perchè non fanno nulla di quello che vorrebbero fare davvero, sopravvivono e non vivono. Tra le mie fonti di ispirazione c'è "Umiliati e offesi" di Dostoevskij, che mi ha molto influenzato a livello emotivo
Uno spettacolo intenso...
Non mancherà l'ironia, ci saranno dei momenti che faranno sorridere (si ride sempre delle disgrazie altrui...) ma prevale l'aspetto introspettivo, riflessivo e malinconico
Si tratta del tuo primo monologo, come è stato prepararlo e affrontarlo?
A livello interpretativo è la cosa più difficile che mi sia capitata, perché come attore ho sempre avuto ruoli minori, da perdente... però mi piace anche essere al centro e avevo voglia di mettermi al servizio di una storia, fisicamente oltre che dal punto di vista del testo. Attorialmente è molto impegnativo, perché il pubblico è molto vicino, entra davvero nella stanza del personaggio. E' una questione di grande concentrazione perché si instaura un rapporto con gli spettatori molto particolare
Teatro, cinema o televisione...
Il teatro rimane il posto dove sto meglio, dove riesco ad essere me stesso...prima e dopo è tutto un po' nebuloso. Della televisione non mi interessa granché, il cinema è una mia grande passione a cui ho dedicato i primi 10 anni della mia carriera, poi però non so cosa sia successo e hanno smesso di chiamarmi...
Se ti dessero la possibilità di rinascere postumo come vorresti rinascere?
Springsteen, avrei voluto essere lui. E forse un po' anche Benigni... Sono gli unici due a cui sono debitore dal punto di vista artistico, perché mi hanno fatto vedere delle cose quando non vedevo, quando ero cieco mi hanno dato una visione
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