Parte in salita prima ancora di iniziare la ricerca del partner industriale da affiancare a Fs per rilanciare Alitalia. Lufthansa, in campo fin dall'inizio nella gara per la compagnia italiana, si dice ancora interessata ma non ha in programma di co-investire nella compagnia a fianco del governo. Una posizione che arriva a sorpresa proprio alla vigilia della scadenza per le offerte vincolanti, tra le quali ci sarà quella di Ferrovie dello Stato.
A rendere ancora più incerto l'intero progetto, arrivano anche i no di altri possibili partner istituzionali da affiancare a Fs: si sfilano infatti Leonardo ed Eni, mentre le Fondazioni frenano su un possibile ruolo di Cdp.
Il consiglio di amministrazione delle Fs ha deliberato di presentare l'offerta per l'acquisto di Alitalia. La società guidata da Gianfranco Battisti, però, avrebbe condizionato la propria offerta al coinvolgimento, nella fase successiva, di altri partner: una compagnia aerea straniera e altre società pubbliche (sono circolati i nomi di Leonardo e di Eni) insieme alle quali detenere una quota che si ipotizza compresa tra il 51% e il 60%. Qualora non si configurasse questo disegno, l'offerta decadrebbe.
Ma la fase che inizierà dopo il 31 ottobre si preannuncia già difficile. Uno dei possibili partner internazionali, Lufthansa (gli altri sono Delta, che sarebbe quella su cui si sta lavorando di più; ed EasyJet che è interessata ad un'azienda "ristrutturata" e in consorzio con altri soggetti) dice di fatto no al progetto italiano: "Una partnership con Alitalia è ancora possibile" ma "sicuramente non saremo interessati ad essere co-investitori con il Governo in una compagnia che ha bisogno di essere ristrutturata", ha detto l'a.d. Carsten Spohr nella conference call sui risultati trimestrali.
A prendere le distanze sono anche i possibili partner istituzionali. Leonardo, chiariscono fonti vicine all'azienda, non ha né prevedere alcun ruolo sul dossier Alitalia. Anche Eni smentisce l'ipotesi di un proprio ingresso nella compagnia. Mentre per Cdp, per la quale è stato indicato un possibile ruolo per il finanziamento del rinnovo della flotta, arriva il freno delle Fondazioni (che hanno il 15,9% del capitale): "L'ho detto e lo ripeto, è diventato un ritornello e sul punto siamo rigidissimi, in Alitalia la Cdp non deve mettere un euro per nessuna ragione", tuona il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti.
Su tutta questa partita pesa anche il nodo della restituzione del prestito ponte: 900 milioni più interessi (circa 1 miliardo in totale) che va rimborsato entro il 15 dicembre. Intanto cresce la preoccupazione dei sindacati con la Cgil che chiede urgentemente al Mise la convocazione del tavolo permanente promesso nell'incontro del 12 ottobre. In questo quadro diventa incerto anche l'esito dell'incontro di domani sulla cigs al Ministero del lavoro: azienda e sindacati devono trovare un accordo su altri 5 mesi di cigs per 1.570 dipendenti.