SI ATTENDE L'ESAME DEL DNA

Morte Desirée, il gip: "Gli arrestati le mentirono sul mix fatale"

L'esame del Dna chiarirà se anche altre persone, oltre ai fermati, hanno abusato della 16enne di Cisterna di Latina. Intanto si cerca un italiano che avrebbe fornito la miscela di sostanze

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Le persone arrestate per la morte di Desirée Mariottini avevano assicurato alle 16enne che il mix di sostanze da lei ingerito "non fosse altro che metadone". Lo si legge nell'ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per i tre fermati. La ragazzina, in crisi di astinenza, è stata indotta dagli arrestati ad assumere la miscela, "rivelatasi mortale" perché composta da psicotropi. Intanto si cerca un italiano che avrebbe fornito il mix.

La miscela era composta da tranquillanti e psicotropi che hanno determinato la perdita "della capacità di reazione" della giovane, consentendo agli indagati di poter mettere in atto lo stupro.

Si attendono inoltre gli esiti dell'esame del Dna dei responsabili per stabilire se ci sono anche altre persone responsabili di abusi sessuali su Desirée. Le risposte degli accertamenti arriveranno nell'arco di qualche settimana.

Quarto uomo fuggì da Roma subito dopo la morte di Desirée -  Il cittadino ghanese fermato il 26 ottobre a Foggia fuggì da Roma subito dopo la morte di Desirée. Il dato emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma Maria Paola Tomaselli con cui è stato disposto il carcere per i tre fermati a Roma. "Risulta che l'indagato si sia dato repentinamente alla fuga - scrive il giudice - immediatamente dopo il decesso della Mariottini, allontanandosi dall'immobile di via dei Lucani e da Roma portando con sé i suoi effetti personali e ragionevolmente gli oggetti di valore tra cui evidentemente il metadone che rappresenta per un soggetto come lui, dedito all'attività di spaccio, la propria fonte di sopravvivenza".

Italiani nella rete dei pusher - Sono in corso indagini anche sulla rete di pusher che riforniva gli immigrati coinvolti nel caso della ragazzina di Cisterna di Latina. Gli investigatori stanno effettuando verifiche per stabilire da dove proveniva la droga. Non è escluso che ci possa essere anche qualche italiano nella rete che approvvigionava gli spacciatori del palazzo di via dei Lucani. Come quello, ora ricercato dagli inquirenti, che potrebbe, secondo alcuni testimoni, aver ceduto parte della droga ai quattro pusher ora accusati di aver stuprato ed ucciso la giovane.

Si indaga su chi non chiamò il 118 - Gli investigatori stanno inoltre verificando le posizioni di tutte le persone che erano nell'edificio abbandonato di San Lorenzo e avrebbero visto la ragazza stare male senza chiamare i soccorsi. Circa sette o otto le persone viste attorno al corpo da un testimone e che le avrebbero dato acqua e zucchero per farla riprendere. Da chiarire se non abbiano chiamato i soccorsi per paura o perché minacciati. Per qualcuno potrebbe configurarsi il reato di omissione di soccorso o anche di favoreggiamento.