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Gab, il social network "alternativo" usato dal killer di Pittsburgh

Ha circa 460.000 utenti, tra i quali compaiono sostenitori di teorie del complotto e membri dell'alt-right bannati dalle altre piattaforme

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Nato come l’alternativa a Twitter, al quale fa il verso con i post da 300 caratteri, si presenta come "un social network che sostiene la libertà di parola, la libertà individuale e il libero flusso di informazioni online". E' Gab.com ed era usato dal killer di Pittsburgh, Robert Bowers. Dopo il suo arresto, la piattaforma ha annunciato di averne sospeso l’account, ma rischia comunque di essere messa offline.

Creato nel 2016 da Andrew Torba con sede a Philadelphia, Gab ha avuto come obiettivo fin dall’inizio quello di offrirsi come un mezzo alternativo al monopolio di sinistra sui social media. La libertà di cui si professa difensore però gli si è ritorta contro. Ora deve difendersi dalle accuse, perché ha permesso a Bowers di postare i suoi messaggi antisemiti senza una corretta moderazione. Tuttavia non è la prima volta che questo accade per il social, diventato famoso negli ultimi due anni per essere stato utilizzato da sostenitori di teorie del complotto, suprematisti bianchi e dai membri della cosiddetta alt-right bannati da altre piattaforme.

Gab è stato bloccato da Google e dal 2016 è vietato dall’app store di Apple a causa di contenuti pornografici e inneggianti all’odio. Nelle ore successive al massacro della sinagoga di Pittsburgh anche Paypal ha deciso di interrompere i rapporti con il social network. Ha circa 460mila utenti ma, come sottolineato dallo stesso Gab con un post su Twitter, "probabilmente andrà offline per qualche settimana a causa di questo episodio". Joyent, il servizio di hosting che gli permette di essere su internet, ha espresso, infatti, l’intenzione di sospenderlo dal web. Il rischio di ban non sembra però scalfire la filosofia di Gab, che in un messaggio successivo afferma: "Continueremo a lottare per la libertà di espressione e la libertà individuale sul web per tutte le persone. Le big tech non possono fermarci. I media tradizionali non possono fermarci".

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