Mentre si aprono i seggi per le presidenziali in Brasile, l'estrema destra e la sinistra tentano di convincere gli ultimi indecisi. La prima per garantire la vittoria netta all'ex militare favorito nei sondaggi, Jair Messias Bolsonaro, la seconda ancora fiduciosa nel successo di Fernando Haddad, che con uno slancio finale potrebbe annullare il distacco con l'avversario e vincere la sfida.
Le rilevazioni prima del voto Gli ultimi sondaggi diffusi prima del secondo turno confermano il vantaggio di Bolsonaro registrando però una netta frenata per il candidato di destra. L'Ipobe gli attribuisce il 54% dei voti, che scendono al 46% per Haddad, con tre punti che passano dal primo al secondo nell'ultima settimana. Secondo l'istituto Datafolha, Bolsonaro sarebbe al 55%, mentre il candidato di sinistra raggiungerebbe il 45% dei voti: in questo caso i punti transitati dal primo al secondo negli ultimi nove giorni sarebbero 4. La rimonta di Haddad ha portato l'ex militare, noto per le sue dichiarazioni offensive, a moderare notevolmente il tono delle sue uscite politiche su Twitter.
L'endorsement di Salvini Noto per le posizioni misogine, omofobe e razziste, Bolsonaro aveva detto che governerà solo per la maggioranza e aveva annunciato la revoca delle politiche per le popolazioni indigene, ma negli ultimi giorni ha tentato di mostrarsi più aperto, parlando su Facebook di un "Paese di tutti noi, un Brasile di opinioni, colori e orientamenti diversi". Nel frattempo, dopo che l'ex militare ha citato l'Italia tra le democrazie di riferimento e ha promesso l'estradizione di Cesare Battisti, gli è arrivato l'endorsement del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha "confermato tutto l'appoggio" al candidato di estrema destra.
La rimonta di Haddad "Vi prego con tutto il cuore di continuare a impegnarvi per mostrare che abbiamo la miglior proposta" per il Paese, ha twittato Bolsonaro, nostalgico della dittatura e favorevole alla tortura, e vincitore al primo turno con il 46% dei voti. Lo sfidante, Haddad, aveva preso il 29% dopo aver avviato la propria campagna elettorale appena tre settimana prima del voto senza essere granché noto ai brasiliani. Nell'ultimo giorno di campagna elettorale, il sostituto dell'ex presidente Lula, dichiarato formalmente incandidabile, ha partecipato a un comizio a Heliopolis, la maggior favela di San Paolo: tra le critiche più dure al Partito dei lavoratori c'è quella di essersi allontanato dai poveri. Mentre i militanti di sinistra hanno organizzato banchetti improvvisati in strada per conversare con gli indecisi, offrendo dolcetti e caffè in sessioni da marciapiede di dibattito politico.