“L’arte è un sentimento, non un mestiere”, scrisse Fattori a un amico. Per Fattori, dunque, la pittura non è una tecnica, ma uno stato d’animo ed è un dovere etico prima ancora che artistico, una responsabilità nei confronti del proprio tempo, della società e della storia. E Fattori non è il solo a porsi i problemi del “sentire”, con lui Cecioni, Signorini, Gioli, Lega, Banti, Borrani… in una parola: i Macchiaioli. Alla nascita e alla stagione iniziale e più felice della pittura macchiaiola è dedicata la mostra allestita alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (GAM) di Torino, aperta fino al 24 marzo 2019. Circa 80 opere, dalle origini al 1870, che raccontano uno dei momenti più alti e significativi della volontà di rinnovamento dei linguaggi figurativi che hanno portato l’arte italiana verso la modernità.
Accanto al problema del sentire c’è quello del vedere. I soggetti dei dipinti sono i paesaggi di Castiglioncello, di Piagentina; sono le donne che cuciono le camicie dei garibaldini nel salotto di casa, le giovani che si esercitano nel canto, nel cucito e al pianoforte; sono i soldati che scrivono alle fidanzate nei momenti di tregua o che nelle retrovie cercano di trovare un momento di quotidianità. Forse non saranno gli eroi che entreranno nei libri di storia, ma di certo sono gli uomini che la storia l'hanno scritta con la lotta, con il lavoro, con la fatica. E' il mondo che abitano e che conoscono quello che dipingono, senza idealizzazioni, senza pregiudizi e, soprattutto senza giudizi.
L’arte deve trovare le sue ragioni nel vero e non nei romanticismi: “Cos’era la macchia? Era la solidità dei corpi di fronte alla luce”, spiegherà Fattori, che aggiunge: “Gli animali, gli uomini, le piante, hanno una forma, un linguaggio, un sentimento. Hanno dei dolori, della gioia da esprimere”.
Sullo sfondo delle vicende artistiche ci sono quelle storiche che tutti loro vivono in prima linea, imbracciando i fucili per unire l’Italia nelle guerre d’Indipendenza, trasformando Firenze in capitale e discutendo di arte e di politica nel retro del Caffè Michelangelo. Alla nascita e alla stagione iniziale e più felice della pittura macchiaiola è dedicata la mostra allestita alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, aperta fino al 24 marzo 2019. Circa 80 opere, dalle origini al 1870, che raccontano uno dei momenti più alti e significativi della volontà di rinnovamento dei linguaggi figurativi che hanno portato l’arte italiana verso la modernità.
A tessere un proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è anche la bella collezione ottocentesca della GAM, in particolare le opere di Antonio Fontanesi, ma anche quelle degli artisti piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea, Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade) e dei liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper). L’excursus non dimentica le riviste: il Gazzettino delle Arti del Disegno, pubblicato a Firenze nel 1867, e l’Arte in Italia, fondata due anni dopo a Torino, sulle quali le voci dei sostenitori e degli ideatori della macchia si sono sempre fatte sentire.
I MACCHIAIOLI. Arte italiana verso la modernità
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino
26 ottobre 2018 - 24 marzo 2019