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Manovra, dalla procedura di infrazione alle sanzioni: ecco cosa rischia l'Italia

Se il governo giallo-verde non ascoltasse la Commissione europea rimettendo mano alla Finanziaria, il nostro Paese andrebbe incontro a un iter lungo e oneroso

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Per la prima volta dal 2013 (ovvero da quando sono in vigore le regole attuali del Patto di stabilità e crescita), la Commissione europea ha deciso di rigettare il programma di bilancio di uno Stato membro e chiedere di presentarne uno rivisto. Il governo italiano ha adesso tre settimane di tempo per cambiare i propri intendimenti e tornare a percorrere la strada della riduzione del debito pubblico che al momento è al 130% del prodotto interno lordo italiano. Come ha dichiarato il commissario Ue agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, "è un momento forte e grave per noi, ma non è la fine del dialogo: è l'inizio di un'altra fase di questo dialogo, con l'obiettivo di poter alla fine di ridurre il debito pubblico italiano, nell'interesse del popolo italiano". Cosa succederà a questo punto al nostro paese soprattutto se, come fanno intendere i vice premier Salvini e Di Maio, la manovra resterà quella attuale?

Tre settimane per rimettere l'Italia in carreggiata - Secondo le norme comunitarie, ogni anno entro la fine di novembre la Commissione europea deve esprimere dei giudizi sui diversi bilanci nazionali. Roma ha tempo di rivedere la propria posizione entro tre settimane, in tempo cioè per la riunione del 21 novembre prossimo durante la quale i commissari ottempereranno a quell'obbligo. Delle indicazioni importanti arriveranno però, prima, l'8 novembre, quando la Commissione pubblicherà la quarta previsione economica sulla zona euro e su tali numeri si fonderà l'opinione che verrà formulata il 21 novembre. A quel punto la palla passerà  ai ministri delle Finanze che si riuniranno il 3 e 4 dicembre  a Bruxelles per pronunciarsi appunto sulle opinioni dei commissario.

La procedura di infrazione - L'avvio del procedimento contro il nostro paese sarebbe lungo e composto da più fasi. Innanzitutto la Commissione dovrebbe stilare un nuovo rapporto sull'evoluzione del debito. A quel punto invierebbe una raccomandazione al Consiglio europeo chiedendo l'apertura della procedura per debito eccessivo. Quest'ultima istituzione chiederebbe a Roma di aggiustare il tiro entro sei mesi.

Le sanzioni - Davanti a un eventuale diniego del governo giallo-verde di accogliere la raccomandazione del Consiglio rimettendo mano alla Finanziaria 2019, scatterebbero delle sanzioni economiche. L'unica possibilità che queste non partano è che in seno al Consiglio si crei una maggioranza qualificata di paesi membri contrari. Se invece, passasse la linea rigorista, il nostro Paese potrebbe essere toccato da diversi tipi di sanzioni: le ammende innanzitutto di entità adeguata con una base fissa delle sanzioni pecuniarie pari allo 0,2% del Pil. Poi l'Europa potrebbe obbligarci a fornire informazioni supplementari prima dell'emissione di titoli di Stato e potrebbe invitare sia la Banca Europea investimenti sia la Bce a restingere i loro prestiti; infine ci potrebbe imporre la costituzione di un deposito infruttifero fino al rientro del disavanzo.