Roma, blitz della finanza nel palazzo occupato da CasaPound: "Bagno di sangue se entrate"
Il presidente Gianluca Iannone smentisce: "Nessuna minaccia". La Corte dei conti parla di un "atteggiamento molto duro di chiusura"
"Se entrate sarà un bagno di sangue". Sarebbe questa la risposta data da CasaPound ai finanzieri che nel pomeriggio del 22 ottobre si sono presentati all'esterno di un palazzo in via Napoleone III, a Roma, in esecuzione di un mandato emesso dalla Corte dei conti allo scopo di quantificare lo spreco dovuto a un'occupazione che va avanti dal 2003. Il presidente di CasaPound ha però respinto le accuse. Ed è la stessa magistratura contabile a parlare di "atteggiamento molto duro di chiusura", ma non di "minacce esplicite".
Quanto accaduto a pochi passi dalla stazione Termini, in zona Esquilino, non è del tutto chiaro. Secondo quanto riportato dal
Corriere della Sera, una volta arrivati sul posto i finanzieri non sarebbero potuti entrare nell'edificio a causa delle minacce ricevute da alcuni militanti di CasaPound. "Se entrate sarà un bagno di
sangue", avrebbero detto. La guardia di finanza avrebbe quindi deciso di non continuare con l'ispezione, nonostante fosse stata concordata, a voce, già il 15 ottobre.
La replica di Casapound - Il presidente di CasaPound Italia, Gianluca Iannone, ha però fornito una propria versione dei fatti: "Nessuno sgombero in vista per CasaPound, nessun danno erariale, nessuna minaccia alla finanza. Lasciano di stucco le ricostruzioni fantasiose di quanto accaduto, o meglio non accaduto, ieri in via Napoleone III". Iannone spiega poi che l'ispezione è stata interrotta perché "ci siamo resi conto che non era possibile garantire minime condizioni di
dignità per i residenti vista l'inopportuna presenza di una folla di telecamere" e quindi "ci siamo limitati a chiedere che si rinviasse il controllo ad altra data".
"Nessun danno erariale" - Sulle motivazioni del controllo, e cioè sul possibile danno erariare causato dall'occupazione, il presidente di CasaPound ha aggiunto: "I locali di via Napoleone III sono utilizzati in via esclusiva per l'emergenza abitativa. Naturalmente, però, non accetteremo mai che questo nostro pur legittimo interesse entri in conflitto con la dignità e i diritti degli italiani che, proprio grazie a noi, hanno trovato casa in uno stabile che era abbandonato da decenni e che prima del nostro ingresso giaceva inutilizzato e nel degrado più assoluto".
Corte dei conti: "Non minacce esplicite" - Un'altra versione è quella fornita dalla Corte dei conti che, in merito a quanto accaduto, ha parlato di un "atteggiamento molto duro di chiusura" ma non di "minacce esplicite". Fonti interne alla Corte dei conti hanno spiegato che "dopo un atteggiamento di apertura e di disponibilità", registrato nei giorni scorsi, anche alla luce di "un incontro svolto con le forze dell'ordine per concordare le modalità dell'atto istruttorio ieri si è registrato un drastico cambio da parte degli occupanti, forse dovuto anche alla presenza di molti giornalisti". In base a quanto si apprende dopo il "no" dei militanti c'è stata anche una sorta di trattativa per cercare di individuare un altro giorno per effettuare l'atto istruttorio ma "non è stato trovato alcun accordo".
Procura aspetta un'informativa - Per fare chiarezza su quanto accaduto, la procura starebbe aspettando un'informativa da parte della guardia di finanza. Informativa di cui ancora non vi è traccia.
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