Manovra, ecco quanti potranno avere quota 100 e pensione di cittadinanza
L'uscita anticipata dal mercato del lavoro potrebbe costare fino a un quinto della pensione
La manovra 2019 include tante novità per il sistema previdenziale, dalla promessa quota 100 all'introduzione della cosiddetta "pensione di cittadinanza", passando per il taglio delle famigerate pensioni d'oro. Dalle bozze del documento finora circolate, emergono anche indicazioni sui requisiti necessari per accedere alle diverse misure, e quindi è possibile fare delle prime proiezioni su quanti e quali cittadini saranno coinvolti.
Vuoi la quota 100? Perdi un quinto della pensione - Potrebbe costare molto cara l'adesione alla cosiddetta "quota 100", la possibilità di andare in pensione quando la somma dell'età anagrafica e degli anni di contributi versati è pari almeno a 100. Tali lavoratori potrebbero perdere fino a un quinto dell'assegno (stime di "Repubblica"), cifra pari a 500 euro per i dipendenti pubblici (secondo le stime del presidente Inps Tito Boeri, in audizione parlamentare). E poi viene introdotto un ulteriore paletto: una volta in possesso dei requisiti (62 anni di età e 38 anni di contributi versati) non sarà possibile accettare questa uscita anticipata in qualsiasi momento, ma soltanto in una delle quattro finestre temporali che il governo aprirà. E infine non si potrà uscire prima dal mercato del lavoro se - pur avendo i 62 anni anagrafici - mancherà il requisito dei 38 anni di contributi. Per questo motivo la quota per molti salirà a 101. A trarre vantaggio saranno quindi solo coloro che hanno già o stanno per avere entrambi i due valori e che con la Legge Fornero avrebbero dovuto lavorare altri 5 anni.
Pensione di cittadinanza per pochissimi - Potrebbe essere assai esigua la platea dei cittadini che potranno avere la pensione di cittadinanza. Le minime inferiori ai 750 euro al mese sono circa 4 milioni e mezzo, ma - secondo i calcoli fatti dal "Messaggero" - l'incremento a 780 euro promesso dal Movimento Cinque Stelle sarebbero solo 700mila, concentrati in 550mila nuclei familiari, per un costo a carico dello Stato di 2 miliardi di euro. Danneggiati soprattutto i possessori di immobili. Saranno infatti imposti requisiti stringenti: solo se il reddito familiare sarà sotto i 9.360 euro annuali, e non si avranno immobili di valore superiore a 30mila euro oltre la casa di abitazione, si avrà diritto al sussidio. In secondo luogo dall'assegno dovrà essere scomputato un affitto simbolico nel caso in cui l'anziano abbia una casa di proprietà. Sarebbero quindi scontati 280 euro, e l'integrazione sarebbe di massimo 500 euro, cifra di fatto inferiore all'assegno minimo attuale di 507 euro.
Taglio alle pensioni d'oro a rischio incostituzionalità - La riduzione delle pensioni d'oro è stata annunciata e decisa dal governo giallo-verde, ma su come attuarlo Lega e Movimento 5 stelle devono ancora decidere. Anche perché il Quirinale avrebbe paventato il rischio di incostituzionalità di un intervento di questo tipo. Per scongiurarlo, secondo i tecnici, sarebbe preferibile attuare soluzioni graduali, prevedendo degli scaglioni crescenti, e utilizzare il contributo di solidarietà temporaneo, per tre anni, come già fatto in passato da Enrico Letta. Il confronto è aperto, il taglio sarà inserito in manovra, ma per metterlo a punto "c'è tempo", riflette un parlamentare leghista, fino all'approvazione. Fonti M5s spiegano che per ora la linea non cambia, rispetto a quanto deciso con il disegno di legge già depositato in commissione Lavoro e che il governo ha deciso di varare invece come norma nella legge di bilancio. Anche da parte della Lega non c'è una soluzione precostituita. "Per noi - spiega all'Ansa un esponente di governo del Carroccio - resta il principio del taglio delle pensioni d'oro, tutelando però chi riscuote in base ai contributi pagati. Su come farlo ne discuteremo, cercando lo strumento migliore per evitare problemi di costituzionalità".
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