L'Italia è il Paese europeo con il più alto numero di persone a rischio povertà ed esclusione sociale: 17,4 milioni nel 2017, pari al 28,9% della popolazione. Lo rileva Eurostat. Rispetto al 2008, dopo la Grecia è il Paese con l'aumento maggiore di rischio (+3,4%). Se si guarda invece alla percentuale delle persone a rischio rispetto alla popolazione, l'Italia è quinta dietro Bulgaria (38,9%), Romania (35,7%), Grecia (34,8%) e Lituania (29,6%).
E poiché nel nostro Paese il rischio di povertà ed esclusione sociale è aumentato, l'Italia, secondo il rapporto Eurostat, è in controtendenza rispetto alla media Ue, dove è salito dal 2009 al picco del 2012 (25%), per poi scendere costantemente fino ad oggi. Nel 2008 nella Ue il rischio riguardava il 23,7% della popolazione, e nel 2017 è sceso al 22,5%.
La stessa situazione, cioè l'incremento del rischio, si registra comunque anche in Grecia(+6,7%), Spagna (+2,8%), Olanda (+2,1%), Cipro (+1,9%) ed Estonia (+1,6%). I cali maggiori invece vengono rilevati in Polonia (dal 30,5% al 19,5%, -11%), Romania (-8,5), Lettonia (-6) e Bulgaria (-5,9). Malgrado le diminuzioni, però, Bulgaria e Romania sono rimaste al top nella Ue per la percentuale di persone a rischio poverà nel 2017. In generale, i Paesi dove il rischio è più basso sono Repubblica Ceca (12,2%), Finlandia (15,7%), Slovacchia (16,3%), Olanda (17%), Slovenia e Francia (17,1%) e Danimarca (17,2%).
Per definire il rischio di povertà, Eurostat considera l'esistenza di almeno una delle seguenti condizioni: percepire un assegno sociale, essere gravemente privato di condizioni materiali o vivere in famiglie dove è molto bassa l'intensità di lavoro.