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Ufficio parlamentare di bilancio boccia il Def | M5s: "Atto di guerra"

Dopo la bocciatura il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, tornerà mercoledì mattina, alle 10, davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per chiarimenti

L'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) non ha validato la previsione sul Pil del 2019 contenuta nella nota di aggiornamento del Def giudicandola "eccessivamente ottimistica". Lo sottolinea il presidente, Giuseppe Pisauro, in audizione alle Commissioni Bilancio. Dall'aumento dello spread registrato negli ultimi mesi, inoltre, deriva una maggiore spesa per interessi di 17 miliardi di euro tra il 2018 e il 2021.

Tria mercoledì mattina in Commissioni Parlamento -  Dopo la bocciatura dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il ministro dell'Economia Giovanni Tria tornerà mercoledì mattina, alle 10, davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per fornire ulteriori chiarimenti.

Il precedente - La non validazione del quadro macro non è una novità. E' già accaduto nel 2016 con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. In quella circostanza Padoan non modificò la nota di aggiornamento al Def spiegando le ragioni ma superò il contrasto con l'Upb modificando le ipotesi di manovra.

Di Maio-Salvini: "Cambiare sarebbe tradire cittadini" - La bocciatura del Def da parte dell'ufficio parlamentare di bilancio? "Ascoltiamo tutti ma gli italiani ci chiedono di tirare dritto". Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. "Cambiare" l'impostazione della manovra "sarebbe tradire i cittadini", afferma il leader M5s Luigi Di Maio.

"Rischi al ribasso" - L'Upb segnala poi come ci siano "forti rischi al ribasso cui sono soggette le previsioni per il 2019" per alcuni fattori. In particolare, spiega Pisauro, per "le deboli tendenze congiunturali di breve termine, che rendono poco realistiche forti trend al rialzo rispetto allo scenario tendenziale del prossimo anno" e per "la possibilità che nelle attese degli operatori di mercato lo stimolo di domanda ingenerato dall'espansione dell'indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie".

Secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio "disallineamenti rispetto alle stime del panel UPB e fattori di incertezza sulla crescita reale riguardano anche il biennio 2020-2021, periodo al di fuori dell'orizzonte di validazione".

Stima Pil reale 2019 tra +1,1% e +1,3% - Per l'Ufficio parlamentare di bilancio il Pil reale dovrebbe crescere dell'1,3% nel 2019. La stima dell'Upb, rispetto al +1,5% ipotizzato dal governo, "è tra +1,1% e +1,3% con uno scarto di 0,2 punti sulla parte alta e di 0,3 punti sulla mediana". Differenza ancora più marcata sul Pil nominale "che nel Def è al 3,1% mentre per noi va dal 2,2% al 2,7%, quindi uno scarto minimo di 4 decimi che diventano 7 rispetto alla mediana". "La motivazione della divergenza sul Pil reale dipende interamente dalle diverse previsioni sulla domanda interna e sui consumi per investimenti", spiega Pisauro.

"Ue può giudicare deviazioni saldi grave violazione" - La Commissione europea potrebbe giudicare la deviazione del saldo strutturale dall'Omt, insieme a quella della regola della spesa, una violazione "particolarmente grave" del Patto. E' quanto segnala Giuseppe Pisauro nel corso dell'audizione al Parlamento. "Lo scenario programmatico della NADEF 2018 si distingue da quello delineato nel Def 2018 di aprile per l'allontanamento nel 2019 e l'arresto nel 2020-21 del percorso di avvicinamento verso l'Obiettivo di medio termine (OMT) - sottolinea Pisauro - . I cambiamenti ipotizzati si riflettono sul rispetto delle regole europee".

In particolare, prosegue, "per il 2019 il deterioramento del saldo strutturale di 0,8 punti percentuali di Pil, a fronte dello stesso aggiustamento richiesto (0,6 punti percentuali) comporta una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale in termini sia annuali sia in media su due anni. Analogamente, le previsioni implicano una deviazione significativa anche per la regola della spesa".

Considerate entrambe le deviazioni, ricorda Pisauro, Bruxelles dovrebbe condurre una valutazione complessiva sul rispetto del Patto e "nel caso lo sforzo di bilancio indicato per il 2019 nella NADEF venisse confermato nel Documento programmatico di bilancio e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione europea 'chiaramente' al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio nel luglio scorso, essa potrebbe considerare come "particolarmente grave" il mancato rispetto delle regole del Patto".

M5s: "E' atto di guerra, ma non ci fermeranno" - "L'Ufficio parlamentare di bilancio si è rifiutato di validare la nostra Nota al Def, che per la prima volta dopo tanti anni presenta stime di crescita prudenti". Lo si legge sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle, che attacca: "Ricordiamo bene chi ha nominato Giuseppe Pisauro, Alberto Zanardi e Chiara Goretti, rispettivamente Presidente e consiglieri dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, organismo teoricamente indipendente che valuta le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo. Furono Pietro Grasso e Laura Boldrini nell'aprile 2014, durante il governo Renzi. Cosa potevamo aspettarci da un organismo che risponde ancora ad una ex maggioranza oggi ridotta a rabbiosa opposizione?"

"Veniamo da un recente passato in cui i governi gonfiavano sistematicamente le stime di crescita per promettere alla Ue un deficit più basso di quello poi realizzato a consuntivo. Ora il governo stima una crescita per il 2019 di soli 0,6 punti piu' alta di quella prevista a bocce ferme (+1,5 invece di +0,9) nonostante le tante misure espansive proposte (investimenti produttivi, reddito di cittadinanza, detassazione per le imprese). E l'Upb che fa? Ci boccia le stime! - si aggiunge nel post -. Si conferma un organismo tutt'altro che indipendente, che giudica i documenti finanziari in base ad obiettivi strettamente politici. Questi veri e propri atti di guerra non ci fermeranno. La manovra del popolo andrà avanti, perché ciò che abbiamo promesso, e per cui siamo stati votati insieme alla Lega da 17 milioni di italiani, va realizzato. Senza se e senza ma".

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