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Riace, lo scivolone di Salvini: posta un video di un uomo giudicato vicino ai clan

Il ministro dell'Interno pubblica la testimonianza di Pietro Zucco per screditare l'operato di Mimmo Lucano, ma l'uomo nel 2011 era stato arrestato perché troppo vicino alla famiglia Ruga-Metastasio

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"Mi chiamo Pietro Zucco e mi assumo le responsabilità di quello che dico", si presenta così il testimone nel video postato da Matteo Salvini per screditare il modello Riace e l'operato del sindaco Mimmo Lucano. Il filmato in realtà risale al 2016, ma è stato riabilitato dal ministro dell'Interno facendogli superare le 300mila visualizzazioni: "Se avete due minuti sentite qui", scrive su Facebook. Peccato che l'uomo chiave sia l'ex sindaco di Riace, noto alle cronache locali per essere stato arrestato nel 2011 con l’accusa di essere un prestanome della ‘ndrangheta per il clan Ruga-Metastasio. E poi condannato nel 2015 dalla Cassazione.

Per gli investigatori che nel 2011 gli hanno stretto le manette ai polsi, Zucco, con la cooperativa di cui era rappresentante legale, avrebbe permesso a Vincenzo Simonetti (considerato uno degli uomini di punta del clan Ruga) di continuare a gestire la cava di Stilo (in provincia di Reggio Calabria), che gli era stata sequestrata. All'epoca ha fatto scalpore la notizia dell'arresto del vicensindaco, ed è stata pubblicata da tutta la stampa locale, con tanto di foto a corredo.

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Il primo a denunciare la poca affidabilità del testimone usato da Salvini è stato, proprio su Facebook, Giulio Cavalli, scrittore, autore teatrale e giornalista che dal 2007 vive sotto scorta per il suo impegno contro le mafie. Ebbene, Cavalli ricorda anche che proprio nel periodo in cui Zucco era amministratore del Comune, l'ex vicesindaco gestiva anche un noto ristorante di proprietà di boss Cosimo Leuzzi, poi confiscato dalla Dda e affidato al Comune di Riace.

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