Lo scorso anno, Assassin’s Creed Origins riuscì a ritagliarsi uno spazio di rilievo nonostante la quantità di produzioni di alto livello, grazie alla sua capacità di rivoluzionare una serie che cominciava a sentire il peso degli anni. Ubisoft cominciò un processo di trasformazione della serie in un gioco di ruolo dalle tinte action ambientato in un immenso mondo esplorabile.
Un anno dopo, Assassin’s Creed Odyssey continua questo processo di rinnovamento prendendo ulteriormente le distanze dalla serie classica in quello che è un nuovo corso per Assassin’s Creed. Odyssey è molto simile, strutturalmente parlando, all'episodio dello scorso anno, ma con delle differenze che risultano anche abbastanza interessanti. Una sorta di Origins 2, che differisce per trama e ambientazioni ma migliora con decisione quanto fatto lo scorso anno in termini di struttura e in particolare di gameplay. Per cui, se vi è piaciuto Origins e avete ancora voglia di qualcosa del genere, con Odyssey vi sentirete assolutamente a casa.
In Odyssey ci si muove tra una quest e l’altra come fosse Fallout o The Witcher 3, con l’acclamatissimo gioco di ruolo di CD Projekt Red che rappresenta la maggiore fonte di ispirazione anche per il rinnovato sistema di dialoghi a scelta multipla, una delle più evidenti novità introdotte da Ubisoft Quebec. Rimane l’importanza del livello per personaggio, aree, missioni e nemici: con un personaggio di livello 20 sarà molto difficile, se non praticamente impossibile, affrontare nemici di livello 23, portare a termine quest o anche solo muoversi tranquillamente in aree di livello 23.
Come già succedeva in Origins, ciò rende impossibile seguire solo la trama principale (anzi, le trame principali) di Odyssey. Di tanto in tanto, infatti, lo step successivo nella storia principale richiederà un livello abbastanza più alto di quello necessario per completare il precedente. E questo gap andrà necessariamente colmato occupandosi di missioni o attività secondarie: Odyssey è un gioco che spinge (e costringe) il giocatore a goderselo in tutta la sua interezza, e funziona molto meglio divertendosi ad esplorare un po’ tutta la mappa, centellinando aree e attività, senza nessuna fretta di proseguire velocemente nella storia principale. Ciò nonostante, è innegabile che questa caratteristica possa risultare negativa per chi invece è abituato a proseguire nella storia di un gioco in modo più lineare.
Lo sviluppo del personaggio è abbastanza interessante: scegliere un’abilità anziché un’altra, infatti, può fare la differenza, a parità di livello, negli scontri con i nemici. Potersi curare o sottrarre con una mossa lo scudo al nemico sono abilità che cambiano le sorti di uno scontro, dal momento che il sistema di combattimento è stato molto rivisto rispetto a quello di Origins. Rispetto al sistema "soulslite" ispirato vagamente ai Dark Souls, è stata apportata una modifica abbastanza interessante che impedisce al personaggio di usare gli scudi. Una "regola" all'apparenza banale ma che cambia il combattimento, rendendolo più action, più snello e complessivamente più divertente. C’è ancora la possibilità di eseguire una parata perfetta per sbilanciare i nemici, ma non è più possibile rimanere fissi in parata: un risultato più equilibrato e più sfizioso, che rende appagante ogni scontro.
Come in tutti gli Assassin’s Creed, esclusa la trilogia di Ezio Auditore, anche la trama di Odyssey è una storia a sé e si porta dietro nuovi protagonisti, una nuova ambientazione ed epoca storica. Questa volta siamo in Grecia, intorno al quinto secolo a.C., epoca in cui l’intero mondo ellenico soffre delle guerre interne tra Sparta e Atene. Proprio da Sparta arrivano i protagonisti della nostra avventura: in Odyssey, infatti, il giocatore può scegliere se impersonare Alexios o Kassandra, entrambi figli di Nicolao di Sparta. La scelta tra l’uno o l’altra è prettamente estetica e la storia sarà praticamente identica, ma può cambiare la trama del gioco con le scelte che il giocatore dovrà prendere nel corso dell’avventura. Una delle grandi novità di Odyssey è la revisione del sistema di dialoghi, che prevede scelte multiple anche per una chiacchierata banale. Anche in questo caso il modello di riferimento è palesemente quello di The Witcher 3: in un dialogo, possiamo scegliere tra più frasi da pronunciare, con quelle importanti che sono evidenziate in giallo e quelle facoltative in bianco. Alcune frasi rilevanti sono a volte accompagnate da un simbolo grafico che specifica in modo molto chiaro il la direzione che quella frase può dare a una conversazione: rissa, equilibrio/diplomazia o persino flirt. È possibile infatti intrattenere relazioni romantiche, sia con persone dello stesso sesso che di sesso opposto rispetto al personaggio che abbiamo scelto.
Il sistema delle scelte multiple non convince però al cento per cento. L’idea di base ha del potenziale, ma in molte altre occasioni dà la sensazione di essere proposto in modo un po’ confuso, non riuscendo sempre a trasmettere la direzione in cui possono spostare la conversazione o addirittura il rapporto tra i personaggi. Se si escludono le frasi accompagnate da un simbolo, infatti, le altre battute possono risultare di difficile interpretazione, prive di indicazioni sul tono, sul livello di arrabbiatura, sull’eventuale sarcasmo, caratteristiche che poi magari vengono a galla quando la frase è stata ormai già scelta. E a quel punto la sensazione di star conducendo una conversazione in un certo modo, di poter giocare con la dialettica (o con i sentimenti) va un po’ a farsi benedire. Peccato, perché con una scrittura un po’ più attenta i dialoghi di Odyssey sarebbero stati molto più avvincenti.
Una sceneggiatura migliore avrebbe valorizzato anche il grande passo avanti fatto rispetto a Origins per quanto riguarda animazioni, recitazione e presenza scenica dei personaggi, che nel precedente episodio erano sicuramente dei punti deboli. In Odyssey, invece, tutti i personaggi (anche quelli secondari) si comportano in modo molto più convincente e riempiono molto meglio la scena, ma a causa di dialoghi e storie non sempre raccontate benissimo faticano a coinvolgere il giocatore adeguatamente. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano avuto in mano troppe cose da mettere insieme, facendo fatica a trovare un giusto equilibrio tra tutti gli elementi, personaggi e trame.
Se c'è una cosa riuscitissima nel nuovo Assassin’s Creed è l’incredibile gusto di avventura ed esplorazione che riesce a trasmettere al giocatore. La mappa del mondo greco è enorme e geograficamente perfetta per il grande ritorno di Odyssey: la presenza fissa di una nave, che da Black Flag e Rogue torna e permette di spostarsi da un’isola all’altra velocemente. È possibile potenziare la nave in tutte le sue parti per essere competitiva nelle numerose battaglie navali contro le flotte nemiche, con un sistema di controllo e combattimento che omaggia il Black Flag del 2013 e prende spunto da alcune novità del prossimo Skull & Bones, risultando a conti fatti molto divertente.
Graficamente siamo più o meno sul livello del predecessore, ma con qualche differenza. Come già detto, dettagli che in Origins erano stato un po’ sottovalutati, come i personaggi secondari, qui sono migliorati di molto, ma l’impatto estetico generale sembra un pizzico più debole, forse per via del maggiore fascino dell’Egitto rispetto a quello dell’antica Grecia, o forse per una direzione artistica un po’ peggiorata in questo nuovo capitolo. O forse, più semplicemente, al fatto che Odyssey arrivi un anno dopo il suo meraviglioso predecessore e non può più avere lo stesso impatto nonostante un impianto grafico di livello molto alto.
Assassin’s Creed Odyssey è un passaggio importante nell'evoluzione della saga di Ubisoft: Origins è stato fondamentale perché ha rappresentato l’inizio della trasformazione di Assassin’s Creed in un vero e proprio gioco di ruolo d'azione open-world, ma Odyssey segna la definitiva consacrazione di questa nuova fase. Lo fa grazie a una serie di rifiniture, importanti miglioramenti e qualche interessante esperimento, su un telaio comunque già stabilito e consolidato. Il combattimento è più snello, i personaggi secondari sono migliorati tantissimo, la mappa è più vasta, così come pure la superiore quantità di contenuti, che include anche il ritorno potente delle sezioni navali.
L’unica cosa che Odyssey non riesce a migliorare di Origins è l’impatto, che purtroppo è necessariamente inferiore a causa di un impianto fin troppo simile per struttura e gameplay al precedessore, presentato peraltro a un solo anno di distanza. Chi ha amato l’avventura egiziana di Bayek si troverà fortemente a suo agio anche nella Grecia di Alexios e/o Kassandra. Ma Odyssey può piacervi anche se non avete mai apprezzato la saga di Assassin's Creed e venite da esperienze ruolistiche più simili a The Elder Scrolls, Fallout o The Witcher 3: dategli una chance e non ve ne pentirete.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo giocato ad Assassin’s Creed Odyssey grazie a un codice fornitoci da Ubisoft, dedicando al gioco una cinquantina di ore, esplorando sia le trame principali che numerose situazioni secondarien in Modalità Esplorazione che esclude gli indicatori sulla mappa e su schermo, richiedendo al giocatore di esplorare e ragionare un po’ con gli indizi a propria disposizione per arrivare al punto prefissato. La prova è avvenuta su una PS4 Pro collegata a un Samsung KS7000 da 55 pollici, rigorosamente nei panni di Kassandra, sebbene gli sviluppatori abbiano più volte precisato che l’avventura nei panni di Alexios è sostanzialmente identica.
Può piacere a chi…
… ha apprezzato Origins e la trasformazione di Assassin's Creed in gioco di ruolo
… ama perdersi nell'esporazione di un gigantesco mondo aperto
… cerca un mix tra combattimenti e l'esplorazione marittima di Black Flag
Potrebbe deludere chi…
… sperava in un ulteriore stravolgimento delle meccaniche di gioco
… non ama completare decine di attività secondarie per poter completare la storia
… spera in una sceneggiatura di assoluto impatto e di alto livello
Assassin's Creed Odyssey è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.