Il selfie che uccide: nel mondo 259 casi
Una ricerca analizza il fenomeno fra il 2011 e il 2017. Le cause più comuni dei decessi sono l’annegamento, gli incidenti stradali e le cadute dall'alto. Il boom in India
I selfie che uccidono sono sempre di più. In sei anni hanno perso la vita almeno 259 persone per essersi scattate una foto in situazioni estreme e luoghi pericolsi. In bilico nel vuoto, travolti da un'onda, bendati alla guida, a fare il conto è stato uno studio pubblicato dal Journal of Family Medicine and Primary Care dell'All India Institute of Medical Sciences.
La ricerca condotta sul web ha evidenziato
un totale di 137 incidenti mortali. Quasi tutti uomini con un'età media di 23 anni. Il numero di decessi maggiore è stato registrato in Russia, Stati Uniti e Pakistan.
Al primo posto l'India, paese dove il fenomeno è purtroppo molto diffuso, tanto che nel 2016 la città di
Mumbai ha creato 16 "no selfie zone" - a cominciare dal celebre forte di Bandra costruito dai portoghesi nella baia di Mahim, circondato da bassi muraglioni e scogli non protetti. Qui a gennaio 2017 finì in mare una brillante studentessa di college 18enne di nome Tarannum, scivolata per un selfie azzardato. Per tentare di salvarla un uomo, Ramesh Walunji, padre di famiglia con tre bambini piccoli, si era gettato in acqua, ma nemmeno lui ce l'ha fatta a risalire per le forti correnti sotterranee. La moglie dichiarò alla stampa di temere che il sacrificio di suo marito non sarebbe stato di nessuna lezione ai più giovani.
Tra le cause di morte più comuni c'è proprio l'annegamento, seguito da incidenti nelle stazioni ferroviarie e cadute dall'alto. Ma ci sono anche vittime di attacchi da parte di animali selvatici, incidenti con armi da fuoco e persone fulminate da scariche elettriche.
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