Rei e sua moglie vivevano da un anno e un mese in una delle case della zona rossa di Genova, sfollate dopo il crollo del ponte Morandi del 15 agosto scorso. Trecento euro al mese in nero, nessun contratto di locazione e nessuna garanzia. In più, una proprietaria "furbetta" che – per non farsi pignorare la casa per non aver pagato regolarmente il mutuo – ha deciso di lasciare la propria residenza, quella del compagno e dei loro tre figli, proprio nell'appartamento affittato a Rei. In presenza di minori, infatti, l’immobile non può essere pignorato.
I problemi per la giovane coppia sono iniziati dopo il disastro del viadotto: Rei e sua moglie sono andati dai vigili del fuoco per registrarsi come sfollati. "Quando siamo arrivati, ci hanno detto che per quell'appartamento si erano già registrate 5 persone". Da quel giorno la coppia vive in albergo e ha ricevuto il contributo di 10mila euro per le prime necessità, mentre la proprietaria di casa con tutta la famiglia in un centro di accoglienza. Più complicata è stata l'assegnazione del contributo per la nuova sistemazione: dopo diversi tentativi con la 'locatrice', che ha anche chiesto a Rei di mentire dichiarando di vivere tutti sotto lo stesso tetto, il ragazzo ha deciso di denunciare l'accaduto alla Guardia di Finanza.
Per qualche giorno, la predisposizione del contributo economico è stata bloccata, fino alla bella notizia finale: "Ho verificato che è stato pagato il contributo per autonoma sistemazione" di 100mila euro circa, sono state le parole di Pietro Piciocchi, assessore al bilancio comune di Genova ai microfoni de Le Iene.
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