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Def, Piazza Affari sprofonda: -3,72%. Spread chiude a 267 punti | Di Maio: "Non voglio uno scontro con l'Ue"

Il cantiere della Manovra è ancora aperto, ma con la nota di aggiornamento del Def vengono poste le basi per la legge di bilancio. Salvini: "I mercati se ne faranno una ragione"

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L'accordo sul deficit al 2,4% non ha superato il primo test sui mercati finanziari. Piazza Affari ha infatti chiuso in profondo rosso, con un tonfo che in un solo giorno "brucia"' 22 miliardi di capitalizzazione. Il Ftse Mib ha perso il 3,72% a 20.711 punti. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso in forte rialzo a quota 267 punti base, con un rendimento del decennale italiano sul mercato secondario al 3,14%.

Un esito atteso davanti al quale l'esecutivo ostenta sicurezza perché la Manovra porterà più crescita e una volta che saranno svelati "i dettagli", garantisce il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, "lo spread sarà coerente con i fondamentali della nostra economia".

La "bocciatura" dei guardiani dei contri Ue - A Roma non fa paura nemmeno una eventuale bocciatura della Commissione europea, che si riserva di esprimersi quando avrà sul tavolo la bozza della legge di Bilancio ma che già ha sottolineato, attraverso i guardiani dei conti Ue, Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, che l'Italia così non rispetta le regole. Più severo il primo, più "dialogante" il secondo, che spiega come non ci sia interesse ad aprire una crisi con l'Italia che però sta facendo scelte che rischiano di "impoverire i cittadini".

Per Salvini "i mercati se ne faranno una ragione", Di  Maio: "No allo scontro con Bruxelles" - Anche in casa nostra le risposte hanno accenti diversi: Matteo Salvini, spavaldo, dice che "i mercati se ne faranno una ragione" e che se la Ue boccerà la manovra "tiriamo avanti" lo stesso, mentre Luigi Di Maio, che a sua volta si dice "non preoccupato da spread e mercati", getta acqua sul fuoco spiegando che nessuno vuole andare allo scontro con Bruxelles e che il debito calerà, grazie alla crescita.

Verso la Manovra, Conte: "Sarà seria e coraggiosa" - Per la legge di Bilancio vera e propria, comunque, c'è ancora quasi un mese di tempo, mentre a 24 ore dal Consiglio dei ministri che ha approvato la nota di aggiornamento al Def il ministro dell'Economia Giovanni Tria non ha ancora espresso alcun commento e l'unico dato noto è il deficit, che il governo ha deciso di fissare per i prossimi 3 anni al 2,4% del Pil.

Ancora non si sa che effetti avrà questa scelta né sul debito, che rischia di non scendere se non marginalmente e sfruttando magari qualche "trucco" contabile come sostiene l'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, né tantomeno sul Pil. La manovra "sarà seria, meditata e coraggiosa" si limita a dire il premier confidando che "sia la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo sociale".

Un obiettivo ragionevole, si lascia sfuggire uno dei vice del ministro dell'Economia, Massimo Garavaglia, è che si possa arrivare anche all'1,5%, se avrà successo la scommessa di "smontare" la legge Fornero per favorire il ricambio generazionale e di introdurre il reddito di cittadinanza migliorando le condizioni per trovare lavoro.

La reazione dei mercati - Se Confindustria e sindacati guardano con cautela al Def auspicando che ora non si sbaglino le misure della Manovra, la prima reazione dei mercati mostra però che gli investitori sono poco convinti che una politica così espansiva (27 miliardi di deficit), ma con questo mix di interventi, possa rappresentare una garanzia di tenuta dei conti pubblici italiani.

Nel venerdì nero di Piazza Affari a soffrire è tutto il listino con il Ftse Mib che lascia sul terreno il 3,72% a 20.711 punti. E a finire sotto tiro sono in particolare i bancari con perdite da capogiro comprese tra il 9,43% di Banco Bpm e il 6,73% di Unicredit. Ma il conto dei timori di maggiori spese e debito lo pagano anche le aziende di Stato, con Poste tra le più bersagliate (-4,28% che la riavvicina ai valori della quotazione).

Lo spread tra il Btp e il Bund chiude in rialzo a 267 punti base da 235 punti, col tasso sul decennale che torna, dopo alcuni mesi, sopra il 3% al 3,13%. Un livello che, se si manterrà tale, costerà alle casse dello Stato un esborso già calcolato da diversi istituti in 3-4 miliardi, e che dovrebbe essere a sua volta quantificato nell'aggiornamento del Def.

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