“Non sono un fratello cattivo, anche se molti ora pensano questo: io per mia sorella avrei dato la vita”. A parlare è Alessandro, il fratello di Regina, la ragazza di 28 anni di Albano Laziale torturata fisicamente e psicologicamente dai suoi vicini di casa, che la obbligavano anche a prostituirsi. I tre – madre e figlia di 57 e 32 anni e il fidanzato di quest’ultima - ora in carcere, avevano approfittato della vulnerabilità della giovane dopo la morte di sua madre.
Da allora è iniziato un calvario durato mesi, conclusosi la sera del 3 luglio, quando Regina è stata ritrovata agonizzante, picchiata e con segni di ustioni sul corpo. “Mia sorella era soggiogata da queste persone già quando la mamma era ancora viva – racconta Alessandro a Pomeriggio Cinque - Noi sapevamo chi erano e non ci piacevano. Mamma non si sbagliava”. E percependo il sospetto dei familiari di Regina i suoi sicari hanno cercato di allontanarla sempre più dai suoi affetti. Arrivando addirittura ad accusare la nonna Maria Concetta di aver mandato dei sicari a picchiare la nipote. “Mi sono costruito una vita in Messico, ma mia sorella è sempre stata la benvenuta anche lì, non le è mai mancato niente – si sfoga Alessandro - Si è fatta ‘imbambolare’ dalle persone sbagliate, ma io non potevo decidere per la sua vita”.
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