CONFISCA DI BENI

Mafia, sequestrati beni per 150 milioni all'editore de La Sicilia

L'imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, che è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, ha lasciato la direzione. Anche il figlio, condirettore del giornale, si è dimesso

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Il Tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, di una serie di beni nei confronti dell'editore de La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo. Il valore della confisca è di almeno 150 milioni. Dopo il sequestro Ciancio Sanfilippo ha lasciato la direzione del giornale. Anche il figlio si è dimesso: era condirettore. La nuova guida è Antonello Piraneo, l'ex caporedattore.

Sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa - L'imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo è attualmente sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Il decreto di sequestro e contestuale confisca riguarda conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili.

Il provvedimento riguarda, oltre a il quotidiano La Sicilia, la maggioranza delle quote della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari e due emittenti televisive regionali, Antenna Sicilia e Telecolor. Il Tribunale ha nominato dei commissari giudiziari per garantire la continuazione dell'attività del gruppo.

Ciancio: "Mio patrimonio frutto solo di lavoro" - "Nell'ambito del procedimento di prevenzione a mio carico ritenevo di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me. Ritengo che le motivazioni addotte dal Tribunale siano facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto". Così Mario Ciancio Sanfilippo dopo il sequestro e confisca dei beni.

"I miei avvocati - ha spiegato l'imprenditore - sono già al lavoro per predisporre l'impugnazione in Corte di Appello. Sono certo che questa vicenda per me tristissima si concluderà con la dovuta affermazione della mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati, come dimostra la mia storia personale, la mia pazienza e la mia ormai lunga vita nella città di Catania".