Il vecchio e selvaggio West è sempre stato un po' maltrattato dai videogiochi. Pur essendo un'ambientazione ricca di spunti, incredibilmente è stata poco e male utilizzata. Forse scontando una sorta di senso di colpa per Custer's Revenge, un vecchissimo titolo del 1982 per Atari 2600 il cui scopo era violentare più donne pellerossa possibili, si possono contare sulle dita di una mano i giochi western degni di menzione.
Tra di loro sicuramente il migliore è stato Red Dead Redemption, vero e proprio "GTA nella prateria" che nel 2010 ha regalato un affresco del selvaggio West vivido come non mai, non solo da un punto di vista grafico, ma soprattutto restituendo l'idea di un mondo che stava cambiando le sue regole, in cui buoni e cattivi si mescolavano senza più riconoscersi. Tanto inevitable quanto atteso il suo seguito che, a circa un mese dall'uscita, Mastergame e Tgcom24 hanno potuto provare in anteprima. E che segna un vero e proprio passaggio a un'epoca in cui i videogiochi non sono solo più intrattenimento, ma qualcosa di molto simile a un'esperienza totalmente immersiva in mondi fantastici. O storici, come in questo caso.
Ma andiamo con ordine. Dietro a Red Dead Redemption 2 c'è Rockstar Games, ossia la software house forse più influente in circolazione. Creatrice della serie di GTA, capace di investimenti che gli altri possono solo sognare, Rockstar ha più volte rimescolato le carte in tavola, reinventando interi generi e trasportando davvero il medium videogame da mondo di nicchia a intrattenimento di massa, con incursioni nell'arte. D'altronde basti pensare che a Red Dead Redemption 2 hanno lavorato circa 3mila persone in giro per il mondo. Da oltre sette anni, cioè dall'uscita dell'ultima espansione del primo episodio. E se i titoli di coda di GTA V duravano 25 minuti, ci è stato promesso che quelli di RDR 2 saranno lunghi il doppio. Giusto per dare un'idea della mole di lavoro dietro a questo progetto, sicuramente uno dei più ambiziosi mai realizzati.
Ambientato nel 1899 è in realtà un prequel del primo episodio, nel quale si interpretava un cowboy che aveva lasciato la sua vecchia banda di fuorilegge ma, in una sorta di legge del contrappasso, si trovava a dover affrontare i compagni per sopravvivere. In Red Dead Redemption 2 vestiremo i panni di Arthur Morgan, proprio uno dei principali componenti della famigerata gang di Van del Linde, una comunità che vive ai margini della società, filosoficamente sorretta dal motto "la nostra libertà prima di tutto" che campa grazie a rapine ed espedienti e si trova in mezzo al guado: continuare la vita dei fuorilegge oppure entrare a far parte della civiltà ma seguendo le regole della società? Dilemma che il giocatore si troverà costantemente ad affrontare decidendo in modo autonomo quale strada intraprendere, quali relazioni sviluppare e con chi. Sì, perché uno dei punti su cui Red Dead Redemption 2 punta tantissimo è proprio l'idea di immersività totale e totale libertà. Il selvaggio West è un mondo aperto, totalmente plasmabile secondo gusto e attitudine di chi impugna il controller. Ci trasformeremo in cavalieri solitari oppure sosterremo i nostri compagni? Andremo a caccia per procurarci il cibo o lo ruberemo? Svilupperemo una solida relazione d'amore oppure ci accontenteremo delle avventure al saloon? Salutare o insultare quel cowboy con il cappello che non ci piace? Seguire il corso degli eventi oppure vagabondare in un paesaggio incredibilmente dettagliato, dove ogni cosa ha un senso preciso, dal filo d'erba fino alla Bibbia nel cassetto della stanza d'hotel?
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Ed è proprio il mondo di gioco il vero protagonista di Red Dead Redemption 2, ancor più che in GTA e in qualsiasi altro prodotto Rockstar passato, nonostante personaggi con uno spessore cinematografico, il vero fulcro è l'ambiente che possiamo esplorare a piacimento e che contiene infinite variazioni sul tema. Basta impugnare per qualche momento il controller per rendersene conto. Dal rapporto con il proprio cavallo che si può strigliare, lavare, sfamare, accarezzare, personalizzare fino al minimo dettaglio, alle armi, un arsenale che può essere modificato a piacimento. Dall'entrare in un saloon e farsi aiutare a togliere via la polvere, fino ad apprendere ascoltando una conversazione di loschi traffici da un medico e decidere di indagare. Sì, perché, a differenza degli open world più canonici, non avremo una mappa divisa in parti ricche di icone che rappresentano attività secondarie, ma starà al giocatore scoprire e imbattersi in missioni secondarie che potrebbero essere diverse ogni volta che si gioca.
Anche perché una delle differenze che emergono con chiarezza è l'uso intensivo ed estensivo dell'intelligenza artificiale. Ogni elemento "vivente" ha delle reazioni sensate, che si parli di una lepre oppure di un commerciante. Tutti interagiscono in modo diverso, si ricordano delle scorribande del nostro protagonista, lo possono temere oppure supportare o anche ignorare se è il caso. E tutto avviene con naturalezza, mentre ci si immerge in un universo mai così realistico. La grafica, infatti, permette di ammirare ambientazioni mozzafiato e, per quanto abbiamo visto, molto diversificate tra di loro. Dalle montagne ricche di neve al deserto, dal fiume alle città di diversa dimensione, non c'è proprio da annoiarsi, grazie anche ad un accompagnamento musicale che, per quanto abbiamo potuto ascoltare, è superlativo, degno dei grandi film western.
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Ma un videogioco deve anche essere divertente, altrimenti rischia di diventare una versione noiosa di Westworld (che già non sempre è il massimo dell'adrenalina). E anche in questo caso Red Dead Redemption 2 sembra proprio non fallire il bersaglio. I controlli sono intuitivi e permettono di cambiare arma, cavalcare, sparare in modo semplice. Torna, ovviamente, il Dead Eye, un sistema di "rallenty" che va caricato e che permette di mirare in modo più efficace e letale. Le sparatorie sono veloci ma tattiche, quando si caccia entrano in gioco tutta una serie di fattori, dal posizionamento al rumore prodotto, che lo rendono quasi simile a uno stealth game. Cavalcare è semplice e soddisfacente, mentre con la pressione di un solo tasto, il dorsale sinistro, è possibile effettuare un gran numero di azioni contestuali, ossia che cambiano a seconda di cosa stiamo facendo in quel momento. Dal salutare o minacciare un passante fino al raccogliere risorse, l'intuitività sembra farla da padrona, pur con qualche difetto molto marginale riscontrato "nell'acquisire" i bersagli. Da segnalare anche l'introduzione della prima persona, una sorta di piccola rivoluzione copernicana per quanto riguarda i giochi Rockstar e che va incontro ai gusti di chi preferisce vivere l'esperienza con gli occhi del protagonista e non con le sue spalle.
Ma la vita non è fatta di solo "cazzeggio". Red Dead Redemption 2 racconta innanzitutto una storia. E lo fa a modo suo, con un taglio cinematografico che regala inquadrature spettacolari, degne dei film di Sergio Leone e con dialoghi il cui livello di scrittura appare già altissimo. Trama che andrà approfondita attraverso il gioco vero e proprio. Dalla lettura di documenti e libri all'ascolare le testimonianze davanti al fuoco dei propri compagni. Sì, perché il campo base è un altro elemento che abbiamo potuto testare e che appare centrale. Non solo è il fulcro attorno al quale ruota la trama, ma è un vero e proprio microcosmo in cui ogni singolo personaggio è un tassello preciso di un puzzle che starà a noi completare, scegliendo l'approccio che più preferiamo, completando o ignorando la caterva di missioni secondarie che ci verrà proposta dai nostri compagni d'avventura. A proposito: non tutte le missioni saranno in solitaria, anzi, spesso saremo accompagnati da altri cowboy nella nostra avventura ai quali potremo impartire ordini di varia natura per semplificare (o a volte a seconda del carattere complicare) la nostra avventura. Il campo, poi, nella migliore tradizione può essere espanso e migliorato, magari offrendo dollari o risorse che ci siamo procacciati. Un ultimo accenno alle missioni. Ne abbiamo provate un paio e si dimostrano, nella miglior tradizione Rockstar, piccole gemme di narrazione, veri e propri racconti autoconclusivi nei quali è bello perdersi, lasciandosi suggestionare dal rumore delle pallottole e dall'odore della polvere.
Manca ancora qualche settimana all'uscita, ma una cosa appare già chiara: Red Dead Redemption 2 è uno dei prodotti di intrattenimento, quindi anche cinema e serie TV, più ambiziosi non solo dell'anno, ma di sempre. Il West non è mai stato così vivo e affascinante e ogni aspetto è curato in modo maniacale, fino all'ultimo dettaglio. Anzi, se vogliamo trovare un difetto a quello che sembra già ora candidarsi a essere "gioco dell'anno" è paradossalmente la soverchiante mole di contenuti che potrebbe spaventare qualche giocatore, letteralmente travolto da decine se non centinaia di cose da fare.
Per non parlare del fatto che un prodotto del genere potrebbe "cannibalizzare" per settimane (se non per mesi) il mercato, monopolizzando l'attenzione ma soprattutto il tempo di gioco degli utenti, completamente concentrati nell'esplorazione potenzialmente infinita di Red Dead Redemption 2. Difetto che è anche un punto di forza, perché potrebbe regalare a sceriffi e fuorilegge in erba ore e ore di emozionanti scorribande in un mondo che da bambini sognavamo con i soldatini e i mitici fortini e che ora possiamo vivere in prima persona.