PRESSIONI SUL TESORO

Di Maio: "Mai chiesto le dimissioni a Tria, ma pretendo che trovi le risorse"

Il vicepremier: "Lo Stato non può abbandonare chi è in difficoltà. I soldi verranno dal deficit, ma non superiamo 3%"

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Sul nodo deficit che sta consumando lo scontro con il Tesoro, il vicepremier Luigi Di Maio ha chiarito che "nessuno ha mai chiesto le dimissioni di Giovanni Tria". Ciò che però il M5s, insieme alla Lega, pretende è "che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che sono in grande difficoltà". "Lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare", ha sottolineato Di Maio.

"Risorse da deficit, non superiamo 3%" - Le risorse per la manovra saranno reperite con le "tagli alle spese ma anche facendo deficit: non serve superare il 3%. L'obiettivo è soddisfare le richieste degli italiani. Si fa tagliando gli sprechi e altre risorse arriveranno dalla crescita economica", ha quindi spiegato Di Maio a La7. "Abbiamo bisogno di prendere un po' di soldi dal deficit poi li ridaremo con la crescita", ha precisato.

"Pronto ddl per tagliare 345 parlamentari" - Di Maio ha poi annunciato un nuovo ddl: "Con la Lega noi ci capiamo sui fatti, abbiamo fatto una riunione e la settimana prossima presentiamo una proposta di legge costituzionale per tagliare 345 parlamentari con 100 milioni di euro di risparmi l'anno".

Per il ministro Tria, il governo deve "recuperare un 30% di investimenti pubblici venuti meno negli ultimi anni". E questi "debbono tornare ad essere il 3% del Pil nel breve termine". L'obiettivo è quello di una crescita "forte e sostenibile" e richiede una riduzione del "carico fiscale sulla classe media oltre la flat tax". Un risparmio di tasse che potrebbe andare da 800-1.000 euro a quasi 15mila, per autonomi e partite Iva, secondo prime simulazioni della Cna.

Tria vorrebbe non spostare l'asticella del rapporto defici-Pil oltre l'1,6-1,7% nel 2019 recuperando così più o meno 15 miliardi. Ma Salvini e Di Maio tirano la corda perché ogni punto percentuale in più sono risorse aggiuntive per realizzare pezzetti di promesse elettorali e archiviare la tanto contestata politica del rigore in voga negli ultimi anni. Ed è proprio Luigi Di Maio quello che in questo momento ha più da perdere dal varo di una manovra rigorosa. Mentre l'alleato sta raccogliendo i frutti della propaganda sull'immigrazione, il Movimento perde consensi e la partita sul reddito di cittadinanza diventa cruciale per il suo stesso destino.