L'accordo raggiunto da Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Trump, prevede che cooperi "pienamente e onestamente" nell'indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate. Lo ha detto il giudice dell'udienza Amy Berman Jackson. L'accusa ha lasciato cadere cinque capi di imputazione e Manafort si è assunto la responsabilità degli unici due rimasti: cospirazione contro gli Usa e cospirazione per manipolare i testimoni.
Manafort rischia sino a cinque anni ma molto dipenderà dalla sua cooperazione con Mueller. Era già stato dichiarato colpevole di 8 capi di imputazione in un primo processo e questo potrebbe tradursi in un'altra condanna sino a 10 anni. La giuria non aveva trovato l'accordo su altri 10 capi di imputazione, che ora saranno archiviati nell'ambito dell'accordo.
"Voleva assicurarsi che la sua famiglia fosse in grado di restare al sicuro e vivesse una vita buona. Ha accettato la sua responsabilità", ha spiegato Kevin Downing, l'avvocato difensore. Nessuno dei reati contestati nel primo e nel secondo processo sono legati alla campagna elettorale di Trump: si tratta di crimini finanziari e fiscali legati all'attivita' illegale di lobbying da parte di Manafort per conto di politici e oligarchi ucraini filorussi.
Ma è chiaro che ora potrebbe diventare un testimone chiave nell'inchiesta di Mueller sulle interferenze russe nelle presidenziali Usa e sulla possibile collusione della campagna del tycoon con il Cremlino. Manafort tra l'altro partecipo' all'incontro alla Trump Tower con emissari russi che avevano offerto materiale compromettente su Hillary Clinton, rivale di Trump nella corsa alla Casa Bianca. Una nuova e pericolosa mina vagante per il presidente, che dopo il primo processo a Manafort lo aveva elogiato come "un uomo coraggioso" per essersi "rifiutato di 'rompere', inventarsi storie per ottenere un 'accordo'" con gli inquirenti, contrapponendolo al suo ex avvocato personale Michael Cohen, che aveva deciso di patteggiare.