Novità per i golosi

La gianduia salva il cuore e migliora le arterie: lo dice una ricerca italiana

Uno studio del policlinico Umberto I di Roma sovrappone gli effetti positivi del cioccolato fondente a quelli della nocciola che farebbe bene soprattutto ai fumatori

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Buone notizie per i golosi che, in barba alla dieta, potranno fare uno strappo alla regola senza sentirsi in colpa. Da tempo si conoscono i benefici del cioccolato fondente: adesso, però, si scoprono anche le virtù salva-cuore del gianduia. Il consumo della nocciola tonda del Piemonte, una delle eccellenze del gusto italiano, aiuta a mantenere elastiche le arterie e ridurre, quindi, il rischio di malattie cardiovascolari. Il merito - così come rileva una ricerca italiana, diretta dal professor Francesco Violi, direttore del dipartimento di Medicina Interna del policlinico Umberto I di Roma - sarebbe dell'alta percentuale di antiossidanti, polifenoli e vitamina E contenuti nel frutto secco.

Un toccasana per i fumatori  Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Internal and Emergency Medicine, il gianduia potrebbe tornare utile alla salute dei fumatori. E’noto, infatti, che uno degli effetti negativi del fumo è la perdita di elasticità dei vasi sanguigni. I ricercatori hanno valutato se l'assunzione di 60 grammi della nocciola influenzasse le arterie di 20 fumatori. "Dopo circa 2 ore dal consumo – precisa il professor Violi – i partecipanti mostravano un aumento dell'elasticità delle arterie, mentre alcun effetto si registrava dopo la somministrazione del cioccolato a latte".

Gianduia come il cioccolato fondente Una differenza tra il cioccolato gianduia rispetto quello dark è, sicuramente, la quantità di cacao. La tavoletta di gianduia ha una composizione di cacao (circa 10%) e nocciole, mentre quella amara ha una percentuale di cacao di gran lunga superiore (tra il 43% e il 100%).

Se la gran parte dei benefici del gianduia è ancora sconosciuta "è interessante sottolineare – osserva Violi – come l'effetto positivo della nocciola sulle arterie sia sovrapponibile a quanto già precedentemente osservato in via sperimentale dagli stessi ricercatori, da me guidati, in persone che avevano assunto cioccolato fondente".