L'idea per il futuro

La pubblicità tenta la Nasa, presto le missioni sponsorizzate?

L’agenzia spaziale americana “venderebbe” i suoi astronauti per girare spot pubblicitari

© tgcom24

“E se la Nasa coprisse alcuni dei suoi costi attraverso la pubblicità? Chissà, magari vendendo spazi promozionali sulle navette o concedendo agli astronauti di apparire in qualche spot di cereali?”. A porsi la domanda è Jim Bridenstine, amministratore della Nasa che, in un'intervista al Washington Post, ha annunciato che presto l’agenzia spaziale potrebbe aprire alla pubblicità per finanziare parte dei progetti.

Pareri contrari Se passasse la linea dei vertici, sarebbe un cambio di rotta non indifferente nel rigido regolamento adottato fin dal 1958, anno della fondazione dell’agenzia. Ad oggi l’idea rimane tale, ma in un prossimo futuro potremmo non stupirci nel vedere un razzo targato Coca Cola. Non sono invece dello stesso parere di Bridenstine gli astronauti. Per Scott Kelly, che ha trascorso un anno al’interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS),  “sarebbe un cambiamento enorme rispetto alle attuali regole"; anche Michael Lopez-Alegria ha dei dubbi: "E' difficile per la Nasa - dice -  mettersi nella posizione di raccomandare un prodotto rispetto ad un altro. Non sarebbe giusto”.

Collaborazioni private Questa possibile trasformazione dell’agenzia americana va ad incrociarsi anche con lo sforzo di coinvolgere maggiormente i privati all’interno del settore spaziale. Tra queste vanno citate la SpaceX di Elon Musk, che ha un contratto da 1,6 miliardi di dollari con la Nasa: i razzi dell’imprenditore sudafricano naturalizzato americano compiono i rifornimenti verso la ISS. C’è anche la Blue Origin di Jeff Bezos, proprietario di Amazon, con l’intenzione di creare il turismo spaziale. Paul Allen, cofondatore di Microsoft, si occupa invece dei macchinari per il lancio e annessi sostegni.

Sognare lo spazio L’ipotesi invece dello scorso febbraio secondo cui la Casa Bianca voleva privatizzare la ISS è andata subito in soffitta. Privatizzazione osteggiata dal Congresso, il piano fondi per il 2019 è stato approvato poi all’unanimità dal Senato, per l’incredibile cifra di 21,4 miliardi, 600 milioni in più rispetto al 2018. Altro che tagli, insomma: l’obiettivo dichiarato è quello di aprire lo spazio a quante più persone possibili.