Mercoledì il voto al Parlamento europeo

Tajani: basta con il Far West nel web, il copyright è sacrosanto

Mercoledì il voto. Il presidente del Parlamento Europeo: "La libertà d'espressione non viene messa in pericolo, è la situazione attuale che mette a rischio la democrazia"

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La riforma della legge europea sul copyright è in dirittura d'arrivo: mercoledì 12 settembre il Parlamento europeo è chiamato a votare la direttiva numero 2016/0280 sul diritto d'autore nel mercato unico digitale. In esame l'insieme di norme che dovrebbe mettere fine alla possibilità per i colossi del Web come Google e Facebook di trarre profitti dai contenuti - prodotti da altre aziende editoriali e transitanti sulle loro piattaforme - senza corrispondere alcunché alle case editrici. "La libertà d'espressione non viene messa in pericolo da questa direttiva, è vero il contrario. E' il Far West attuale che mette a rischio la democrazia: il copyright è sacrosanto", precisa a Milano Finanza Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Forza Italia.

Tajani difende a spada tratta la direttiva, confutando le fake news che girano sull'argomento. A luglio, infatti, nel Parlamento europeo, una maggioranza trasversale formata da estrema sinistra, e anche una minoranza del Pd, con Lega e 5 Stelle, in nome di una "malcompresa" libertà di espressione è riuscita a bloccare la riforma, costringendo l'Aula ad un nuovo esame in assemblea plenaria. "Quella che è stata fatta a luglio - puntualizza Tajani sulle colonne del quotidiano finanziario, - è una vera e propria campagna di disinformazione che non giova alla democrazia".

"Sul web - continua - c'è questa falsa idea che tutto debba essere libero. Ma è il confronto, la discussione che deve essere libera, non la fruizione di un prodotto dell'ingegno, quale esso sia, un libro, un film, una canzone o un articolo. Dietro c'è sempre del lavoro, che va pagato. Anche questo è un diritto e dobbiamo difenderlo. Peraltro a quei partiti che parlano tanto d'identità nazionale vorrei ricordare che la sua difesa passa anche da qui. Un film, un libro o un articolo sono cultura, la nostra cultura. Difendiamola".

"La prima bufala, che gira ancora, - ha poi aggiunto Tajani - è che queste norme possano bloccare Wikipedia. Ci sono cascati loro stessi, ma non è così e lo abbiamo chiarito esplicitamente. Non c'è alcun onere per le piattaforme di conoscenza condivisa non profit".

"L'informazione e il diritto di espressione con queste regole verranno garantite molto di più che dall'attuale assenza di norme - precisa. - Noi difendiamo l' informazione, quella vera, che verifica i fatti. Del resto l'informazione giornalistica è un presidio di democrazia perché se il giornalista sbaglia, se pubblica notizie non vere, ne paga le conseguenze, penalmente e in solido. Questa si chiama responsabilità, quella che non hanno le grandi piattaforme, che non pagano mai e non creano posti di lavoro, anzi, semmai li distruggono, mettendo in Rete gratis il lavoro degli altri su cui poi raccolgono la pubblicità. E su quei ricchi ricavi non pagano nemmeno le tasse. Un andazzo a cui bisogna mettere fine".

Sta parlando della web tax?, chiede il giornalista di Milano Finanza. "Sì - risponde Tajani. - Che serva, ormai in Europa non lo nega più nessuno. Anzi, tutti i sondaggi ci dicono che l'opinione pubblica è d'accordo. La larga maggioranza degli europei è convinta che queste multinazionali debbano pagare le tasse sugli utili che realizzano qui, non importa se hanno la sede negli Stati Uniti, in Cina o chissà dove".